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La pace è un diritto di tutti noi. Chi ce lo toglie, è un mostro

da Daniele Venturi
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PACE.ISRAELE.PALESTINA

Nel tessuto delle relazioni internazionali, ogni nazione sostiene di agire in difesa dei propri diritti e interessi, spesso presentando argomentazioni convincenti che si radicano profondamente nelle loro realtà storiche e politiche.

Quando però tali azioni culminano in violenze e conflitti armati, emerge una domanda cruciale: chi ha il diritto di toglierci la pace?

Siamo esseri umani che dobbiamo restare liberi, ed abbiamo il diritto sacrosanto di vivere il tempo della pace, senza la paura continua di bombe, droni, missili o minacce atomiche sopra le nostre teste!

La recente escalation di violenza tra Iran e Israele è un chiaro esempio di come le tensioni possano rapidamente degenerare e travolgere il diritto fondamentale di ogni popolo alla pace.

Sabato sera, l’Iran ha lanciato una raffica di droni e missili contro obiettivi militari in Israele.

Questa azione è stata una risposta diretta al bombardamento del consolato iraniano a Damasco da parte di Israele all’inizio del mese, un atto che l’Iran ha percepito come una violazione del diritto internazionale.

Nonostante l’avvertimento della Missione Permanente della Repubblica Islamica presso l’ONU e l’inefficacia del Consiglio di Sicurezza nell’intervenire, l’escalation non è stata evitata.

Dopo gli attacchi, la Missione ha dichiarato su X che la questione “può essere considerata conclusa”, suggerendo una possibile chiusura di questa fase di ostilità.

Le tensioni rimangono palpabili, con il presidente americano Joe Biden che ha confermato l’efficacia del supporto militare statunitense a Israele nell’intercettare quasi tutti i droni e i missili in arrivo, un’operazione supportata anche da Giordania e Regno Unito.

Inoltre, Biden ha esortato il primo ministro israeliano a non proseguire ulteriormente con operazioni offensive, enfatizzando: “Hai ottenuto una vittoria. Accetta la vittoria”.

Questa sequenza di eventi solleva questioni profonde sulla natura delle risposte internazionali e il loro impatto sulla pace globale.

Ogni azione che sfocia in violenza mette a rischio la sicurezza e il benessere delle popolazioni coinvolte, mostrando come la pace non sia solo un ideale ma una necessità vitale.

Riflettendo su queste dinamiche, diventa imperativo ricordare che la pace è un diritto inalienabile di ogni essere umano.

Pace, è l’unica parola possibile oggi

Chi compromette questo diritto, indipendentemente dalle giustificazioni fornite, deve essere visto non solo come un trasgressore del diritto internazionale, ma come un “mostro” che mina le fondamenta stesse dell’umanità.

Questa domenica, unica voce internazionale a favore del disarmo e della pace, Papa Francesco dal Vaticano durante l’Angelus ha esortato alla pace.

Con le migliaia di fedeli in Piazza San Pietro, dopo la preghiera mariana, il Papa condivide personale “preoccupazione” e il personale “dolore” per le notizie giunte nelle ultime ore sull’“aggravamento” della situazione in Israele, “a causa dell’intervento da parte dell’Iran”. Quindi si rivolge a chi detiene responsabilità in questa situazione.

Si fermi ogni azione che possa alimentare una spirale di violenza, col rischio di trascinare il Medio Oriente in un conflitto bellico ancora più grande

Due Stati, fianco a fianco, in sicurezza

Da qui, Francesco rinnova l’appello alla soluzione dei “due Stati” per Israele e Palestina, da sempre sostenuta dalla Santa Sede. “Nessuno deve minacciare l’esistenza altrui, tutti le nazioni si schierino da parte della pace e aiutino gli israeliani e i palestinesi a vivere in due Stati, fianco a fianco, in sicurezza”, afferma.

È un loro profondo e lecito desiderio, ed è un loro diritto. Due Stati vicini

Papa Francesco

Cessate il fuoco a Gaza, liberare gli ostaggi israeliani

Lo sguardo del Vescovo di Roma si concentra quindi sulla Striscia di Gaza, dove il Ministero della Sanità, guidato da Hamas, ha annunciato di recente un nuovo bilancio di oltre 33.700 morti dal 7 ottobre a oggi.

Si giunga presto a un cessate il fuoco a Gaza, si percorrano le vie del negoziato. Negoziato con determinazione, si aiuti quella popolazione precipitata in una catastrofe umanitaria.

In un mondo ideale, le nazioni si unirebbero per proteggere e promuovere la pace anziché sacrificare l’umanità sull’altare delle dispute geopolitiche. La storia ci insegna che ogni conflitto lascia dietro di sé solo devastazione e sofferenza.

È, quindi, nostra responsabilità collettiva cercare soluzioni che privilegino il dialogo e la comprensione reciproca, garantendo che la pace sia preservata come un diritto di tutti noi.

Prima di diffondere questo articolo, c’è un ulteriore dichiarazione da Israele.

Israele: “Confronto con l’Iran non ancora finito”


Il confronto tra Iran e Israele “non è ancora finito”. Lo ha detto il ministro israeliano della Difesa, Yoav Gallant, dopo il lancio di droni e missili della scorsa notte contro lo Stato ebraico da parte di Teheran. Lo riporta la Cnn.

“Lo Stato di Israele è stato attaccato con centinaia di missili” e droni – ha ricordato – e le forze di difesa israeliane (Idf) “hanno contrastato questo attacco in modo impressionante”.

Il ministro ha quindi esortato gli israeliani a rimanere “vigili e attenti alle istruzioni pubblicate dall’Idf e il Comando del fronte interno”. Gallant ha sottolineato che Israele “deve essere preparato ad ogni scenario”.

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Vincenzo Aprile 14, 2024 - 1:27 pm

Mi raccomando, però, non facciamo alzare bandiera bianca agli oppressi. Oggi la pace è impossibile. IMPOSSIBILE. Abbiamo il coraggio di ammetterlo, senza sensi di colpa. La colpa semmai è stata quella di non aver seguito i passi di Giovanni Paolo II° PRIMA che la guerra diventasse un olocausto!!! Tutti noi Papaboys abbiamo fallito. Colpa anche nostra. Cercare la pace è un impegno costante, a prescindere. Ma aiutare l’oppresso a difendersi non è affatto “una corsa al riarmo”, togliamo questa fissazione confusa da noi stessi e da Francesco. Sono i prepotenti invasori e dittatori affamati di fama, di potere, di territori, di guerra ad essere artefici degli armanenti, non certo chi ne ha bisogno per salvare patria, famiglia, bambini e gente debole, indifesa dai violentatori di popoli. Non dobbiamo cercare una pace in vetrina se non cerchiamo e troviamo prima la Giustizia. GIUSTIZIA. Parola che non pronuncia nessuno. Nemmeno il Santo Padre! Invece parlare di Pace (impossibile senza Giustizia) porta frutti soli agli speculatori della politica, del populismo, dei pacifisti per caso o per etichetta ideologica (in realtà i primi ad usare il teppismo e gli scontri violenti contro la legalità e l’ordine di convivenza).

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