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Kairos, Donald Trump e logica dell’assurdo

IL PENSIERO DI WHATSAPP NELL’ORDINATO CAOS

da Giovanni Profeta
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Caro Lettore, Cara Lettrice, ben ritrovati dopo la meritata pausa dedicata alla festa dei Santi ed alla Commemorazione dei defunti: torniamo con energia rinnovata per un nuovo incontro speciale con te.

Questa settimana, il nostro viaggio editoriale si tinge dei colori a stelle e strisce, ponendo l’attenzione su un evento destinato a segnare la storia: la vittoria di Donald Trump, controverso protagonista della scena americana, divenuto ancora una volta il comandante in capo della nazione più influente al mondo.

Potremmo dire che ogni evento, ogni azione umana si inscriva in un orizzonte temporale che rende possibile il compimento di ciò che chiamiamo “momento giusto”. Il tempo è sempre al centro di ogni cambiamento. Nulla avviene in un vuoto temporale: ogni svolta, ogni decisione ed ogni esito è un riflesso del suo tempo.

Cosa potrebbe rendere adatto il ritorno di un personaggio così polarizzante? Trump è un uomo che, piaccia o meno, incarna il fascino controverso dell’outsider al potere: una figura che non si piega alle convenzioni, che sfida le aspettative, che parla di pace e di grandezza per l’America, ma che sembra esistere in un costante paradosso.

È proprio in questo contesto che possiamo osare chiamare ‘giusto’ il suo ritorno. In questo panorama, Trump si presenta come il catalizzatore di forze che cercano nuovi significati in un’era di cambiamenti estremi, un leader che ha promesso nelle prime parole da comandante, di fermare tutte le guerre e di avviare un’età dell’oro.

L’aspetto affascinante, ma anche contraddittorio, è proprio l’idea che la sua figura, associata a forti polemiche ed a decisioni divisive, possa rappresentare, nonostante tutto, una speranza di pace e prosperità.

È giusto sperare in questa promessa? Nella filosofia greca, esiste una parola specifica: kairos. Non si tratta del tempo cronologico, lineare, ma di un momento qualitativamente denso, in cui si apre una possibilità, un’opportunità unica. Kairos è quel punto in cui una finestra di possibilità si visualizza brevemente, occasione che richiede intuito, azione ed una visione chiara.

Esiste una tensione affascinante tra la nostra percezione del momento presente e l’idea di un momento perfetto: nella sua essenza, è un mistero, un frammento che richiede fiducia e intuizione, perché non possiamo prevedere pienamente il futuro. Il tempo è maturo per una riflessione collettiva, per guardare ai nostri valori ed alle nostre scelte con rinnovato spirito critico.

Ma tu, caro Lettore e cara Lettrice, non ti senti di rappresentare una parte di questo kairos? Tu stesso, sei parte di questo momento: sei chiamato a riflettere sulle direzioni che il nostro pensiero e le nostre azioni prendono. La storia ci insegna che i momenti giusti non sono mai chiari nell’immediato.

È solo col tempo che possiamo guardare indietro e dire: sì, quello è stato il momento giusto. Oggi, ci troviamo in uno di questi momenti; un tempo di domande, di incertezze, ma anche di grandi possibilità.

E che sia davvero per te, e per tutti noi insieme, il giusto momento, di leggere questo numero del Pensiero!

LA COPERTINA DEL NUMERO 38

LA LOGICA DELL’ASSURDO

Quando pensiamo alla logica tradizionale del potere, immaginiamo leader carismatici, ispirati dai principi di stabilità e razionalità. Ma l’attuale panorama politico sembra ribaltare questi valori.

Oggi, le qualità che un tempo definivano la leadership – esperienza, temperanza, coerenza – sembrano aver perso il loro peso. L’ascesa di figure come Trump, ad esempio, è emblematica di una ‘logica inversa’ del potere, in cui la capacità di rompere con le convenzioni e provocare lo status quo sono diventate nuove qualità vincenti.

Questo fenomeno può essere letto come un riflesso della stanchezza collettiva verso le vecchie istituzioni e la politica tradizionale. Gli elettori cercano qualcuno che sembri radicalmente diverso, qualcuno che prometta cambiamenti, anche a costo di scardinare l’ordine consolidato.

Non è una logica casuale, ma un processo intenzionale: un leader che non rappresenta un sistema, ma lo sfida, diventa il simbolo di una volontà di trasformazione.

Ci troviamo, dunque, di fronte ad una logica dell’assurdo in cui ciò che un tempo era ‘sovversivo’ è ora la via verso il potere, e dove la ribellione diventa la nuova regola. L’assurdità di questa logica sta nel fatto che, cercando di ribaltare le norme, spesso si finisce per creare un nuovo tipo di ordine altrettanto rigido.

Questa tendenza paradossale, caratterizzata dalla rottura con il passato, non si basa su una stabilità concreta, ma su un susseguirsi di scosse. L’assurdo, quindi, non è casuale: è una precisa manifestazione del nostro desiderio di ‘altro’, di diverso, di sorprendente.

È in fin dei conti una ricerca, una reazione all’inevitabile saturazione di un modello precedente, un tentativo di riscrivere le regole in chiave assurda, ma affascinante.

Oltre la politica, l’assurdo trova una delle sue espressioni più estreme nell’era della post-verità, in cui i fatti oggettivi hanno perso rilevanza rispetto alle percezioni ed alle emozioni personali. La post-verità non è solo una crisi dell’informazione, ma una vera e propria rottura con il principio stesso della realtà oggettiva.

Le opinioni di oggi si fondono con le informazioni, ed ogni verità sembra essere valida quanto le altre. In questa logica dell’assurdo, l’idea stessa di ‘verità’ diventa liquida e malleabile, soggetta a distorsioni che sfidano il senso comune.

Stiamo quindi attraversando una forma di caos ordinato, dove esiste una sequenza di notizie, ma non una gerarchia di attendibilità. Con l’avvento dei social media e della disinformazione organizzata, la verità si costruisce per lo più sull’engagement, non sui fatti.

Questo processo ha alterato profondamente la nostra percezione del mondo, portandoci a vivere in una realtà frammentata e pluralista, dove ogni individuo crea e consuma la propria versione di realtà, spesso non rendendosi conto delle incredibili opportunità perdute, e del rischio oltremodo elevato che viene assunto nella stabilità.

La conseguenza più profonda di questa logica buonista ma perversa, è che l’assurdo si fa norma, in quanto ogni verità ‘personale’ trova uno spazio di legittimità. Dove andremo a finire? Sicuramente ora, alle prossime pagine del Pensiero!

UN VIDEO DAL CANALE YOUTUBE DEL PENSIERO SETTIMANALE

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