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Quando tutti pensano allo stesso modo

ALLORA DAVVERO NESSUNO STA PENSANDO

da Angela Abba
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PENSIERO.POSITIVO

Lo pensano tutti! Si comportano tutti così! Queste frasi, modi di dire, si vendono come farmaci a basso costo ed hanno un’ottima tollerabilità a qualsiasi età. Si assumono in piccole dosi quotidiane.

Agiscono nel tempo in modo proficuo. Nel bigino che li accompagna, alla voce controindicazioni si trova scritto: possibili reazioni avverse solamente in soggetti che ragionano con la propria mente. “Questa medicina non la voglio” strillava Pinocchio sgambettando a penzoloni dal tavolo.

Mi costi quel che costi, sottoscrivo il grido del burattino, non accetto questo trattamento perché mi fa venire l’orticaria. Io decido, io scelgo cosa è meglio per me. Mi urta la perdita progressiva di identità.

Non tollero di non avere uno sguardo mio sulla vita, ho bisogno di modificare la realtà secondo la mia concezione, le mie esperienze ed il mio modo di amare. Lo voglio gridare, ricordare a tutti!

Non sono un oggetto fatto in serie e mi pregio dei miei difetti, delle imperfezioni che mi rendono un pezzo “artigianale”.

Non perfetto, ma autentico, unico. Anche i miei limiti raccontano di me, chi sono e li valorizzo. Sono fatta di opposti, contrasti, di lotte e di cambiamento. “Quando tutti pensano allo stesso modo, nessuno sta pensando”.

Non voglio questa medicina, difendo la lucidità del mio pensiero, la chiarezza della mia mente, il suo diritto di esistere. Ho cara la mia curiosità, l’aspirazione alla ricerca e alla conoscenza.

Non smetto di misurarmi, confrontarmi e cercare di capire. Le invenzioni, le grandi scoperte sono opere di menti che osano riflettere in modo indipendente. Cervelli che non si arrendono alla dipendenza di un’ideologia tossica.

Papà ha coltivato la mia mente come un giardino. Ha nutrito il mio terreno con le sue cure, offrendomi libri da assaporare. L’ha fertilizzata con la curiosità verso documentari, cinema.

Pensiero unico, c’è rischio di libertà

Ha coltivato la conoscenza, giocando con me fino a sera tardi dopo il lavoro. Io ero la più fragile delle mie sorelle, ma anche la più curiosa. Lui mi incoraggiava ad osare, ad amare la musica, il teatro, la poesia, avevamo appuntamenti da non perdere. Ricordo la serata del venerdì dedicata al grande teatro.

Mi ha insegnato a difendermi dalle falsità delle notizie, attraverso il dubbio e la verifica con altre fonti di informazioni. Mai come oggi i media hanno devastato le nostre menti con la ferocia di un pensiero dominante. Hanno raso al suolo ogni forma di diversità, omologato ogni timido germoglio di idea alternativa.

Quando tutti camminano sulla stessa strada e nessuno si ferma a chiedersi il perché della direzione presa, si dimentica che il vero nucleo del pensare sta nel coraggio di prendere le distanze, di interrogarsi, di sfidare l’uniformità, di osare, di ragionare con la propria testa.

Durante la storia dell’umanità quante guerre, massacri sono avvenuti a causa dell’assenza del riflettere individuale. Hannah Arendt, nel suo celebre libro “La banalità del Male” ci presenta un concetto rivoluzionario.

La vera difesa contro l’omologazione ed il conformismo, causa di numerose tragedie storiche, risiede nella promozione di una riflessione autonoma.

Contrariamente all’idea che il male derivi da intenzioni di natura malvagia, o è frutto di una volontà scellerata, Arendt evidenzia come esso nasca spesso dalla mancanza di coraggio di ragionare in modo indipendente. Eichmann non rappresentava un mostro nel senso tradizionale, bensì un ingranaggio di un sistema che ha annullato l’individualità e la libertà umana, promuovendo una sottomissione incondizionata e una cieca obbedienza agli ordini del potere. 

L’assenza di un pensiero critico ci rende viandanti inermi che vanno nel mondo guidati non dalla propria volontà, ma dalla volontà altrui. 

Il male non è un’entità aliena o lontana, ma qualcosa che quotidianamente sperimentiamo nelle nostre relazioni, nella capacità di accoglienza e di tolleranza, nel sostegno reciproco e nel vivere pienamente la nostra umanità.

La mancanza di autonomia nel pensiero e nell’agire evidenziano le nostre fragilità. Sono convinta che la cultura, in tutte le sue forme, offra una via d’uscita dagli errori e dai fallimenti del passato.

Gli eventi tragici del trascorso non vanno dimenticati, ma devono servirci per costruire una società migliore. L’impegno educativo che ricade sulla scuola, sulle famiglie, sugli educatori, mira a formare individui dotati di una capacità critica indipendente, pronta a sfidare le pressioni di un conformismo che hanno condotto a genocidi e conflitti inutili.

Se anche una sola persona, responsabile di crimini storici, avesse avuto il coraggio di riflettere in modo autonomo, la storia avrebbe potuto prendere una direzione diversa.

È nelle pieghe del quotidiano che si nascondono gli errori mascherati da normalità. Solo la diversità, la molteplicità di idee può scongiurare gli errori storici.

Sta a ciascuno di noi cercare la propria voce, nutrire la mente con dubbi e interrogativi. Distinguiamoci! Difendiamo con coraggio, forza, determinazione il nostro pensiero. 

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