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Ritornano i neri? No, muoiono i verdi!

da Alessio De Paolis
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Mentre il mondo – anzi, l’Italia – si concentra sulla paura del ritorno dei regimi totalitari del Novecento, passa inosservata una notizia che invece dovrebbe far capire molto su decenni di propaganda.
L’ultimo grande asset finanziario ha mollato la causa contro la CO2 e si è tolto il manto verde dal corpo nero. BlackRock ha lasciato la Net Zero Asset Managers senza che nessuno abbia mosso un dito né si sia stracciato le vesti per la causa climatica. Chiariamoci, far parte della Net Zero Asset Managers (NZAM) non faceva di certo l’asset di Larry Fink il campione del salvataggio del mondo dal cambiamento climatico. Negli anni aziende ugualmente importanti e dal capitale ben più saldo di quello degli Stati nazionali ci hanno pure fatto la lezioncina su come si salva il pianeta, pur segretamente investendo miliardi sui combustibili fossili.


Tra il green e il fare…

Tuttora il patrimonio che BlackRock impiega in tale campo ammonta a circa 400 miliardi di dollari: una parte ingente degli oltre 11mila miliardi di asset. Seconda al mondo, come somma investita, solo a Vanguard, che pure era tra gli asset che avevano aderito alla NZAM con entusiasmo, ma che ultimamente si sono riscoperti poco green e più avvezzi al carbone.

Quindi le aziende più grandi del mondo fanno sapere che non ci tengono più al clima? Non ci tenevano neanche prima, solo che adesso c’è un ostacolo di mezzo. Cioè che si frappone fra loro e un business in crescita.

Secondo il rapporto “Investing in the Green Economy” di LSEG (London Stock Exchange Group) i ricavi dell’economia verde sono cresciuti ad un tasso di crescita annuo composto del 7,6% negli ultimi 10 anni. Un tasso di crescita notevolmente superiore rispetto al 5,3% registrato dal mercato più ampio nello stesso periodo.

In numeri concreti, la capitalizzazione di mercato dell’economia verde ha raggiunto 7,2 trilioni di dollari nel 2023. Questo rappresenta circa l’8,6% della capitalizzazione di mercato globale nel primo trimestre del 2024.


Tutto business e distintivo? Assolutamente no

Parliamo certamente anche di settori che si impegnano in una transizione energetica effettivamente più sostenibile per il pianeta, ma questo non vuol dire che a Larry Fink, CEO di BlackRock, gliene importi qualcosa.

Perché adesso la grande scusa dei repubblicani americani che ritirano miliardi dall’asset di investimenti diventa parziale se non ridicola. BlackRock fa trasparire di aver lasciato la causa verde dopo diverse cause legali intentategli contro da alcuni Stati repubblicani per l’intento di voler sempre più aderire agli ESG: parliamo di standard altamente invasivi per valutare l’impatto etico e sostenibile di un’organizzazione, un prodotto o un investimento.

Per semplificare, avete presente la storiella complottista del conto della CO2 che producete singolarmente ogni anno? Una cosa del genere, ma meno distopica: regole che le aziende devono applicare per non avere un impatto elevato sull’ambiente. Una gigantesca macchina che riduce i fatturati di chi vi passa sotto. Un costo che una multinazionale può sostenere, ma un medio-piccolo imprenditore? 

L’accusa vedrebbe un tentativo da parte dell’asset di imporre questi standard ad altre aziende americane, cosa che un ESG che gestisce migliaia di miliardi è potenzialmente in grado di fare. Ma ripensandoci, neanche per idea. Non è il negozio sotto casa, eppure BlackRock ora questo fardello verde non se lo prende proprio. E tanti saluti alla questione di vita o di morte del cambiamento climatico: l’uscita dalla NZAM per loro «non cambia il modo in cui sviluppiamo prodotti e soluzioni per i clienti o gestiamo i loro portafogli».


L’ultimo caso isolato

Un particolare da tenere a mente quando tra i continenti, solo l’Europa rimarrà legata mani e piedi a politiche green che ne metteranno a dura prova l’economia. BlackRock, Vanguard e tanti altri hanno tolto il mantello verde e nessuno fa notare che si erano solo rifatti il trucco per continuare a fare esattamente ciò che facevano prima: finanziare i fossili mentre in TV appaiono alla moda con uno spot ecosostenibile. L’UE non muove una foglia e con ogni probabilità resterà nel labirinto green mentre gli altri continueranno a fregarsene. Un po’ come l’ultimo soldato giapponese, ma più in verde.

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