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La perseveranza di Erika: caregiver con laurea

SOPRAVVIVERE CON GIOIA AL TEMPO DELL’INCERTEZZA

da Sabina Aversa
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La perseveranza di Erika

Il 19 ottobre 2023 Erika realizza il suo sogno, conseguire la laurea magistrale in Electronics engineering all’Università di Modena.

La preoccupazione della laureanda è “speriamo che non piova” e non perché deve festeggiare all’aperto con fuochi di artificio, non perché ha una tinta non waterproof e un mascara che potrebbe colare in rivoli neri, ma perché se il tempo fosse brutto la sua mamma non potrebbe essere presente al momento più importante del suo percorso di studi.

Nel 2013 la mamma di Erika è stata colpita da un aneurisma cerebrale che l’ha costretta su una sedia a rotelle, a una comunicazione affidata solamente allo sguardo e al silenzio delle parole mai più pronunciate.

La perseveranza di Erika: una ragazza dal cuore d’oro

La perseveranza di Erika

Erika da allora, suo malgrado, è diventata una caregiver, una caregiver vera, con una vita fatta di corse, di accudimenti continui, di emotività repressa dinanzi a una mamma che ti si affida come un figlio, di rabbia per ruoli capovolti e di frustrazione dinanzi a un mondo universitario che le nega l’iscrizione alla laurea magistrale per un solo punto dal voto di laurea richiesto, e che al contrario riconosce due punti di bonus a studenti lavoratori.

Erika non ci sta e lancia una petizione su Change.org chiedendo a gran voce che il suo status di caregiver venga equiparato a quello di uno studente lavoratore per poter accedere alla laurea magistrale desiderata.

E avviene il miracolo del buonsenso! Quello che sempre più raramente capita di incontrare. In poche settimane più di centomila persone aderiscono alla petizione per sostenerla, e finalmente dall’università arriva il riconoscimento sperato; per lei si aprono le porte della laurea magistrale, quella stessa conclusasi con discussione della tesi nel mese di ottobre scorso.

La vicenda ha creato discussioni, polemiche e confronti nel mondo della cultura e nel mondo politico; ha acceso un riflettore su un vuoto legislativo che riguarda figure importantissime nell’ambito della famiglia e della società.

Il “lavoro” di caregiver, perché di lavoro si tratta, di impegno e dedizione, solo senza remunerazione, è una attività estremamente complessa, soprattutto se riguarda l’accudimento di un familiare stretto, un padre o una madre.

Le azioni di sostentamento diventano barriere da superare dal punto di vista psicologico, lo stress emotivo che si vive in momenti del genere non termina una volta ritornato alle occupazioni di lavoro o di ambiti familiari differenti.

La perseveranza di Erika: una forza della natura

Imboccare la propria madre e poi tornare a studiare sui libri presuppone una forza di intenti che è estremamente difficile mantenere e questo, visto il risultato della petizione lanciata da Erika, è un qualcosa di non poca diffusa conoscenza.

La vita e lo sguardo di chi non sta bene ti inseguono ovunque, mentre corri a prendere un autobus, o mentre riassumi in schemi le nozioni studiate scarabocchiando accanto un cuore e pensando ai tuoi, che hai lasciato a casa col televisore acceso per renderli partecipi, partecipativi, vivi.

E non hai tempo per fare pausa, la vita di un caregiver è priva di spazi vuoti, fisici e mentali, è intensa e anche presuntuosa quando credi che il benessere dei tuoi cari dipenda strettamente da te, perché alle volte ti senti sola contro il mondo, rinunciataria dei più piccoli lussi temporali, vinta da stanchezze che a vent’anni dovrebbero avere un altro sapore, quelle delle serate spensierate passate con gli amici.

Ma nulla ti ripaga quanto quello sguardo che ti si posa addosso come una coperta, e non hai bisogno di altro per andare avanti.

Erika ha avuto una perseveranza ammirevole, di chi non si perde, di chi segue un percorso, di chi ama al punto da non lamentarsi mai. Congratulazioni dottoressa!

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