Nell’abbondanza e nella varietà dell’offerta di proposte di mostre di cui Roma sta godendo in questo periodo è assolutamente da segnalare e da non lasciarsi sfuggire l’originale mostra dei capolavori proveniente dalla Pinacoteca di Ancona e che sarà ospite dei Musei Capitolini fino al 30 marzo prossimo. Ancona capoluogo marchigiano, città dorica appellativo che le deriva dalla sua antica origine di colonia greca sull’Adriatico, con un passato da repubblica marinara che ha un’importante fioritura artistica nel periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento che coincide con l’inizio della sua decadenza, da sempre crocevia di culture e civiltà, in occasione del Giubileo ha voluto prestare a Roma dalla nota Pinacoteca Podesti le opere di altissima qualità concepite e realizzate da alcuni fra i più notevoli geni dell’arte italiana: Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino.
Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino: i maestri del Rinascimento in mostra
La Pala Gozzi di Tiziano eseguita su richiesta e committenza di Luigi Gozzi, il mercante proveniente da Dubrovnik (l’antica Ragusa), risale al 1520 ed è praticamente contemporanea all’Assunzione dei Frari di Venezia, trattasi del primo dipinto di Tiziano firmato e datato a noi noto.
La Madonna appare al committente, indicata e presentata a questo da San Biagio Patrono di Ragusa, nel mentre nello sfondo compare Venezia con San Marco e il Palazzo Ducale. Un giovane San Francesco è raffigurato nel dipinto e con la sua presenza ricorda che la Pala era destinata alla chiesa di San Francesco ad Alto di Ancona. La fedeltà e l’osservazione di un naturalismo diretto e intenso nella presente opera della giovinezza dell’Artista risalta con evidenza e incisività. In un armadio da sacrestia di San Francesco ad Alto, chiesa dalla quale proviene la Pala Gozzi, del tutto casualmente veniva ritrovata la tempera su tavola della “Madonna col Bambino” del 1480 circa del Carlo Crivelli, la scoperta accadeva nel corso di un inventario dei beni artistici del territorio marchigiano condotto dai funzionari ministeriali Cavalcaselle e Morelli a seguito della soppressione dei beni ecclesiastici.

La Madonna era stata certamente realizzata in memoria e in onore del Beato Gabriele Ferretti devotissimo della Vergine e donata, con ogni probabilità, alla chiesa da un discendente dello stesso, ulteriore riprova ne è il libriccino appoggiato sulla balaustra lapidea che è un ricordo di quello appartenuto al Beato.
Carlo Crivelli si era formato con il padovano Squarcione e aveva per compagno nella bottega di questi lo Schiavone, di certo aveva guardato al Mantegna degli Eremitani con innegabile e vivo interesse; l’artista veneziano conosceva bene l’arte rinascimentale a lui contemporanea e non per ultimo il grande Piero della Francesca presente a Urbino, ma nonostante tutta la sua ricca esperienza e il suo studio il Crivelli si determinava a esprimere, per il tramite del suo fare arte, una scelta personalissima perseguendo l’isolamento e conseguendo in questo modo una sua identità autentica e vitale, caratterizzata da un’importante precisione descrittiva e al medesimo tempo evocatrice di stati d’animo e di emozioni.
Proprio il suo isolamento, fermamente voluto e ricercato, derivato dall’iniziale e scandaloso allontanamento da Venezia, per una bizzarra ironia del destino lo renderà unico e irripetibile: un raffinatissimo artigiano che dipinge e cesella le sue opere con la sapienza dell’orafo dedicando una concentrazione e un’applicazione da miniaturista ai dettagli, un appassionato nostalgico del tardo gotico che si manifesta nel racchiudere le figure in uno spazio ristretto da nicchia così che i personaggi, da lui costruiti e immaginati, sembrano fluire sinuosi in un contorsionismo surreale, come accade per l’esattezza nel caso specifico della Madonna di Ancona la cui spalla di sinistra sembra scomparire e volatilizzarsi nel ricco manto, ma infine la mano sinistra emerge e le sue dita giocano con il piedino del Bimbo superando e dominando l’assenza, materializzandosi come per magia.
Un alone di mistero avvolge la scena che diviene potente e immensa: siamo di fronte all’incarnazione del Verbo che cambierà la storia del mondo.
La posizione delle dita della Vergine, che sfiorano e accarezzano il piedino del Bambino, vorrebbero farci rivivere il momento preciso della nascita o della rinascita a nuova vita, quasi a suggerire la forma dell’utero femminile all’interno del quale sembra occhieggiare verso di noi un qualcosa di luminoso che potrebbe anche consistere in perle minute simbolo della purezza; il Bambino è contemplato in una sorta di estasi da risveglio a una realtà rinnovata dal suo sacrificio per la salvezza degli uomini tutti. Con la sua manina l’Infante sostiene un filo al quale è attaccato un cardellino che nel suo volare forma il segno della croce.
La Madre è assorta nel silenzio meditativo e veggente, contemplando nella sua interezza la storia salvifica. Le Perle e due rubini ornano rispettivamente il diadema della Regina del Cielo e la sua aureola, sono simboli del sangue salvifico del Figlio che rende immortali donando la vita eterna. Nel fondale si schiude al nostro sguardo una città enigmatica ornata di torri che potrebbero ricordare minareti, un giardino coltivato e ordinato si staglia davanti a noi, emblema di un paradiso terrestre riconquistato all’uomo, per intercessione della Vergine e del suo Figlio, testimonianza dell’armonia ritrovata. La testa della Madonna è incorniciata sui due lati dalle mele e dal cetriolo, che stanno a significare rispettivamente il peccato originale e la Resurrezione.

Nel concludere desidero richiamare e fissare l’attenzione sulla bellezza suggestiva e impressionista del trattamento della luce e della pittura che si svolge a macchia nella sublime e mistica Crocifissione della Pala Cornovi della Vecchia di Tiziano del 1558, opera della piena maturità del grande Maestro cadorino: la nuova sensibilità luminosa dell’Artista, da attribuire in parte a una diminuzione della sua vista, assorbe forme e figure aprendo l’universo pittorico alla poesia della sensazione e dell’intuizione, dell’istinto di rappresentazione che si trasforma in passione; la sconvolgente verità dell’episodio evangelico diventa la scena tragica in divenire, in formazione e metamorfosi sotto i nostri occhi grazie agli sfolgoranti bagliori che assumono l’energia della rivelazione. La luce crea la vibrante attesa e sospensione della grande arte, avvolgendoci ci porta fuori e distanti dal nostro limitato tempo terreno, è la luce che in modi diversi modella e plasma le magistrali opere di Crivelli e del Tiziano.
La mostra “Tiziano, Lotto, Crivelli e Guercino – Capolavori dalla Pinacoteca di Ancona” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio di Giubileo 2025 – Dicastero per l’Evangelizzazione, la mostra è organizzata da Arthemisia in collaborazione con Comune di Ancona, Ancona Cultura, Pinacoteca Civica di Ancona, Regione Marche e Palazzo Ducale di Urbino – Direzione Regionale Musei Nazionali Marche ed è curata da Luigi Gallo, Direttore della Galleria Nazionale delle Marche e da Ilaria Miarelli Mariani, Direttrice della Direzione dei Musei Civici della Sovrintendenza Capitolina. Servizi museali di Zetema Progetto Cultura.
Presso i Musei Capitolini – Palazzo dei Conservatori, Piazza del Campidoglio, 00186 – Roma; fino al 30 marzo 2025; Orari: tutti i giorni 9:30 – 19:30; Info: T. +39 06 0608 dalle ore 9:00 alle 19:00
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