L’interessante mostra “Poesia dell’ornamento”, che apre un’importante finestra su di una storica azienda tessile che ha contribuito a rendere grande la città di Vienna con i suoi pregevoli e significativi tessuti, sarà visitabile presso il Leopold Museum fino al prossimo 9 marzo.
L’eredità artistica di una storica azienda tessile viennese
L’azienda era stata fondata nel 1849 da Jakob Backhausen emigrato dalla Germania nel 1811 a seguito delle guerre napoleoniche. Verso la fine del XIX secolo, la Backhausen aveva fornito tessuti di alta qualità per gli splendidi edifici della Ringstrasse, quali il Parlamento, l’Opera di Stato di Vienna e il Burgtheater. Nel 1888, l’azienda venne premiata con il titolo di Fornitore della Corte Imperiale di Vienna. La famiglia Backhausen ha conservato e migliorato in continuazione l’azienda adattandola ai tempi, producendo tessuti per importanti edifici in giro per il mondo, come del resto accadeva nel 1986 quando forniva le tappezzerie alla Suntory Hall, una prestigiosa sala da concerto di Tokyo elogiata per la sua notevole acustica dallo stesso Herbert von Karajan.
Nel 2012 purtroppo l’azienda ha dovuto dichiarare il fallimento. Nel 2014 la Dr. Louise Kiesling acquisiva l’impresa in difficoltà e da quel momento iniziava la sua battaglia motivata dalla finalità di preservare per le generazioni future l’eredità culturale dell’azienda che consiste nell’importante e ricchissimo archivio che custodisce circa cinquemila disegni su carta realizzati da centinaia di artisti. Con la prematura morte della Kiesling, per volontà di lei e dei suoi familiari, l’archivio Backhausen è entrato in prestito permanente al Leopold Museum.
L’influenza della Secessione Viennese sull’arte e sul design tessile
L’archivio risulta essere prezioso e unico a causa dell’importante intesa e collaborazione che l’azienda tessile aveva stabilito con i grandi nomi del Modernismo Viennese e della Secessione tra i quali solo per citare i tre principali: Otto Wagner, Josef Hoffmann, e Koloman Moser.
Evidentemente, il primo contatto tra l’azienda e questi famosi architetti e artisti si verificava presso il Café Heinrichshof che aveva aperto i battenti nel 1863 e che in breve tempo era divenuto il luogo d’incontro dell’avanguardia artistica viennese; il Café era situato nell’edificio dallo stesso nome, dove coincidenza voleva che avesse anche la sua sede il punto vendita, l’elegante salone, della Backhausen; Alois Schedewy, il contabile e manager incaricato delle vendite per conto dell’azienda e in seguito partner della stessa, avrà certo stretto amicizia presso il luogo di ritrovo alla moda con Otto Wagner e Joseph M. Olbrich e di conseguenza avrà esercitato la sua influenza favorendo i rapporti tra la Backhausen e questi incredibili creativi, uomini di altissimo ingegno.
La Secessione concepisce l’idea della “opera d’arte totale”, inventori ed esecutori dei raffinati e moderni tessuti provenivano dai più disparati settori dell’arte: dall’artigianato, dalla pittura e dall’architettura e avevano frequentato ciascuno a suo modo le varie discipline; l’opera d’arte totale veniva così a essere la complice fusione di queste infinite ricerche appena menzionate ma anche il frutto offerto dalle numerose indagini e dagli approfonditi studi in relazione agli stili storici che spesso si affermavano a modello e a esempio nell’universo della contemporanea creatività.
Arte dell’anima
Nulla poteva restare estraneo e ignoto agli insaziabili e geniali curiosi della Secessione, essi erano gli instancabili esploratori della cultura nella sua vastità oceanica, a partire dall’Oriente attraversando l’Africa per giungere all’America. Da questa molteplice e sfaccettata esperienza del sapere derivavano la folgorazione e la rivelazione dell’espressione artistica quale “arte dell’anima” (“Innenkunst”) e conseguentemente il singolo oggetto finiva per rappresentare una forma dello spirito in un’ambientazione pregna di spiritualità creativa e fantasiosa, infine la stessa atmosfera che avvolgeva l’opera d’arte contribuiva alla sua essenza e percezione nel magico interscambio e l’insieme armonico doveva essere assorbito grazie all’abbandono contemplativo con l’ausilio di tutti i sensi.
L’opera d’arte totale era uno stato, una dimensione plurima dell’essere, un’esperienza tutta da divulgare e diffondere, anche per il tramite della ben nota rivista della Secessione Ver Sacrum e delle prestigiose riviste di arredamento e interior design che prosperavano in quegli anni. Il movimento di pensiero e di sentimenti promosso dalla Secessione s’innalzava a filosofia di vita alla moda. Lo stile della Secessione, che andava ad arricchire l’interiorità degli uomini e di tutta la società, doveva essere funzionale e migliorare la vita di tutti i giorni con la sua praticità senza escludere il valore fondamentale della bellezza destinato sempre a emozionare.
Otto Wagner sulla facciata della propria villa, che si rifaceva a un libero Rinascimento italiano, aveva fatto apporre una targa con inciso: “Artis sola domina necessitas” che sta a significare che la sola padrona e signora dell’arte è la necessità o per meglio dire la funzionalità. L’individualità assumeva un importante rilievo all’interno del Modernismo con l’aspetto indispensabile e fondante dell’intuizione e della fantasia che, benché appartenenti al singolo, saranno chiamate a plasmare la società e il nuovo mondo.
Palazzo Stoclet: il simbolo dell’opera d’arte totale e del Modernismo

Nel discorso inaugurale, presso l’Accademia di Belle Arti del 15 ottobre del 1894, Wagner esortava gli studenti di architettura a farsi guidare nella vita da due principi fondamentali: “il gusto e l’immaginazione”. Palazzo Stoclet a Bruxelles è uno dei simboli più rappresentativi dell’opera d’arte totale, dal 2009 è patrimonio mondiale dell’UNESCO; l’edificio è stato costruito dal 1905 al 1911, ogni singolo dettaglio è stato accuratamente studiato. Adolphe Stoclet, direttore della Société générale de Belgique, commissionava la realizzazione della sua dimora alla Wiener Werkstätte, sorta di laboratorio delle arti e del design fondato nel 1903 da Josef Hoffmann, il banchiere Fritz Warndorfer e da Koloman Moser e nel farlo il finanziere collezionista garantiva la più totale libertà di progettazione ed esecuzione, stabilendo a tal fine un finanziamento illimitato.
Josef Hoffmann, accogliendo con gratitudine e apprezzando la determinazione di Stoclet, lasciava le briglie sciolte alla sua invenzione di architetto e alla sua fantasia di designer di interni; dal 1905 Hoffmann aveva messo da parte la pura ed esclusiva ornamentazione geometrica ed è così che nel Palazzo Stoclet i tappeti di velluto, da lui disegnati, si trasformano nella profusione di un universo vegetale stilizzato, ma tenacemente vivo, accompagnato da forme geometriche quali rombi e rettangoli dai toni caldi e intensi, ma dove in realtà le stesse figure romboidali sembrano suggerire una parentela con forme organiche e stellari, fino a giungere persino a includere qualcosa di somigliante lontanamente a degli occhi.
L’eredità di Josef Hoffmann e Gustav Klimt nei tessuti e nei mosaici
Trifoglio e campanule scorrono lungo il velluto, quasi portati da un fiume che comunica una vitale sensualità al grande corridoio, riscaldandone il marmo. Nella camera da pranzo di Palazzo Stoclet avviene ancora oggi, sotto i nostri occhi, il matrimonio incantevole che unisce il grande mosaico dell’Albero della vita, realizzato da Gustav Klimt tra il 1905 e il 1909, al tappeto annodato a mano di Hoffmann: le forme sferiche sul tappeto, che ospitano al loro interno foglie azzurre e fiori stilizzati di un giallo oro, dialogano in un’elevatissima simbiosi stilistica, espressiva ed emozionale con i motivi di fiori e con le forme organiche e geometriche che compaiono nello splendido fregio musivo di Klimt.
Le stesse campanule stilizzate che possiamo individuare nel tappeto di velluto del grande corridoio le rivediamo ai piedi dell’Albero della Vita di Klimt e fiori stilizzati simili a occhi brillanti e vivaci ci guardano comunque e sempre. La natura e l’ordine favoloso dell’universo regnano sovrani nell’opera d’arte totale che si propone ancora oggi di quietare e rasserenare i nostri spiriti.
La mostra “Poesia dell’Ornamento” a cura di Ursula Oswald-Graf e di Aline Marion-Steinwender è visitabile presso il Leopold Museum di Vienna fino al 9 marzo 2025; in mostra un totale di 245 opere; la mostra è aperta tutti i giorni dalle 10:00 alle 18:00 con eccezione del martedì; Per info: Leopold Museum Vienna +43 1 525 70-0; sito web: www.leopoldmuseum.org
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