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Brigate rosse: genesi ed evoluzione

SEQUESTRO MACCHIARINI E SOSSI. B.R. VS AZIENDA E STATO

da Lorenzo Borello Ghemi
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In foto: Il primo sequestro delle BR Archivio © Wikipedia

Le Brigate Rosse sono state un gruppo terroristico di estrema sinistra che ha terrorizzato il Paese. Dalle loro attività, e non solo a dire il vero, il periodo storico nel quale agirono passò alla storia come “gli anni di piombo”. Espressione potente. Sono gli anni in cui il piombo è lo strumento di comunicazione delle parti più estreme dei gruppi extraparlamentari di estrema sinistra e di estrema destra. La genesi la troviamo nelle varie contestazioni studentesche e operaie. I protagonisti sono diversi: Mario Moretti, Renato Curcio, Margherita Cagol, Prospero Gallinari, Valerio Morucci, Alberto Franceschini e Adriana Faranda. Non furono gli unici, ma sicuramente furono gli esponenti più importanti.

Curcio e Cagol li troviamo per la prima volta nell’occupazione dell’Università di Trento nel gennaio del 1966. Franceschini a Reggio Emilia si avvicina al “contesto rivoluzionario” dai racconti dei partigiani. Moretti invece, partecipa come componente del gruppo studio composto da vari operai di diverse fabbriche come la Siemens e la Ceiet dove lavora inizialmente come tecnico.


Dalla contestazione alla lotta armata

Nel giro di pochi anni avviene un mutamento importante. La contestazione non è sufficiente. Le manifestazioni, non portano ai risultati attesi, così in cerca di un’altra via iniziano a procurarsi qualche arma, predisporre “delle basi” e falsificare dei documenti. La strage di Piazza Fontana e la morte “sospetta” dell’anarchico Pinelli all’interno della Questura di Milano gettano il territorio in uno sconforto generale. Mario Moretti in un libro-intervista definirà così il passaggio dalla contestazione alla lotta armata:

Tutto il movimento ha sentito la bomba alla Banca dell’Agricoltura come un attacco, è una percezione quasi fisica: qualcosa, lo Stato, qualcuno che non è soltanto la controparte in azienda, ti mette nell’angolo. Non hai più da scontrarti solo con il padrone o con le istituzioni, partiti e sindacati, c’è dell’altro, c’è lo Stato. L’autonomia degli operai, la spontaneità non bastano più. Le Brigate Rosse in fabbrica nascono così. Questo è il nostro passaggio“.

Così il 3 Marzo 1972 si arriva al primo sequestro politico: Idalgo Macchiarini, dirigente della Siemens, viene indicato dagli stessi operai come un dirigente estremamente rigido.

Viene preso, tenuto per qualche ora e gli viene scattata una foto dove lo si vede con una pistola puntata contro di lui. L’azione viene compiuta da Moretti e da altri tre operai della Siemens. Per catturarlo viene usata una tecnica che nel tempo diventerà il loro modus operandi: caricarlo su un furgone e dirigersi in periferia. Lì gli viene scattata la foto con frasi attaccate al collo “Mordi e Fuggi”, “Colpiscine uno per educarne cento”, “Tutto il potere al popolo armato”.

Tre ore dopo viene rilasciato. L’azione ha esclusivamente uno scopo simbolico. Nel maggio del 1972 la polizia entra nel covo brigatista di via Boiardo dove Moretti sfugge all’arresto. “Essere in mezzo ad una strada” non è più un modo di dire ma un vero e proprio modo di vivere.

Sempre nel 1972 dopo la retata, Moretti, Curcio, Franceschini e Cagol si dividono tra Torino e Milano

Mettersi in clandestinità non è come in altri casi di delinquenza solo una reazione difensiva, ma una scelta offensiva. Erano consapevoli del fatto che sequestrare un dirigente, un magistrato o un politico non avrebbe “abbattuto il capitale” e non avrebbe portato alla rivoluzione, ma nella loro folle ideologia il compito era quello di lottare contro il potere. In ogni sua forma, centimetro per centimetro, mese dopo mese, proiettile dopo proiettile.

Il P.C.I. (Partito Comunista Italiano) reagisce per la prima volta alle azioni delle B.R. definendola così: “Una fantomatica organizzazione che si fa viva in momenti di particolare tensione sindacale con gravi atti provocatori, nel tentativo di far ricadere sui lavoratori e i sindacati le responsabilità di atti ed iniziative che nulla hanno a che vedere con il movimento operaio e le sue lotte.”

Il mondo operaio della Siemens approva l’azione, il mondo industriale e politico solidarizza con Macchiarini. Un anno dopo sequestrano il capo del personale Fiat, Ettore Amerio il quale però rimane nelle mani dei brigatisti per circa una settimana. Lo scontro si alza sempre di più, la lotta si fa sempre più dura.

I terroristi si sentono sempre più potenti, inarrestabili. Moretti commenta così: “L’azione comincia e finisce quando diciamo noi, la decisione è tutta in mano nostra”. Evidentemente vengono pervasi da un delirio di onnipotenza, da un potere inarrestabile. Lo Stato c’è, li cerca. Loro però sono abili, freddi, precisi.

Dopo ciò la lotta armata abbandona il mondo dei “padroni” e sbarca nel mondo politico-istituzionale.

Quando? Con il sequestro Sossi

Mario Sossi è stato un magistrato appartenente all’UMI, un’associazione di magistrati di destra. Rappresenta lo Stato, soprattutto quando da pubblico ministero porta a processo il gruppo violento di estrema sinistra, denominato XXII Ottobre, ottenendo la loro condanna.

Il sequestro Sossi è il primo atto di lotta armata verso lo Stato.

Il Magistrato viene sequestrato il 18 Aprile 1974 davanti alla sua abitazione. La casa di Sossi, non è un posto facile perché si trova vicino al “Forte San Giuliano”, una grande caserma dei Carabinieri.

Viene preso e portato in una villa a Tortona comprata da Franceschini.

Le B.R. dichiarano una vera e propria guerra allo Stato, cercando però, subito una trattativa. Viene proposto uno scambio: la liberazione di Sossi in cambio della scarcerazione dei “compagni di XXII Ottobre”, gli stessi inquisiti dal PM. Nel frattempo, lo Stato lo cerca. Genova ormai è presidiata. Quattromila agenti per le strade.

In diversi si esprimono, ma non si giunge ad una decisione univoca.

Da parte del governo democrisitano si pronunciano Fanfani e Taviani, i quali in nessun modo hanno intenzione di trattare con i brigatisti. Vengono fatte due perquisizioni fuori dalla Liguria. Una a Torino ed una a Milano. Sossi ovviamente “spinge” per una trattativa mandando delle lettere alla moglie, esortando a lottare per questa giusta causa.

Si ipotizza, che Sossi scriva sotto l’effetto di droghe. La richiesta dello scambio dei prigionieri viene accolta, ma lo Stato non può agire sotto ricatto. Così prima viene chiesta la liberazione di Sossi ed in cambio, in seguito, si confermerà la libertà provvisoria degli otto detenuti dell’associazione XXII Ottobre. Infine Sossi, dopo trentacinque giorni di sequestro, viene liberato a Milano, dove autonomamente, prende un treno e torna a Genova, dalla sua famiglia. I detenuti però, non vengono scarcerati. Così nei confronti dell’opinione pubblica, nei giorni del loro primo “sequestro politico”, i terroristi si attengono ai patti. Gli uomini di Stato no.

Così nacquero e si svilupparono le Brigate Rosse, organizzazione terroristica di stampo politico, la quale negli anni di piombo scrisse la sua tragica storia.


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