E’ sempre lei, al centro della scena, è il caso di dire: la televisione.
Ogni ora è buona, accendi: cuochi e cibo, dibattiti politici e commedianti. Cambi canale: cibo e cuochi, onorevoli e ballerine, parole al vento.
Cerchi ancora: esperti di politica e spettacolo, panini imbottiti e spaghetti amatriciana, toh! Una variante, il meteo… ho saltato la pubblicità, si infila dappertutto, a tradimento, ora restringe anche lo schermo e si affaccia sulla sinistra; si sa, ormai ha raggiunto il 50% dell’intero spazio TV, e si porta dietro la cugina: la promozione.
Ecco, partiamo da qui, la pubblicità: c’è qualcuno che ne controlla il minutaggio? Tempo fa ci si accapigliava tra gruppi televisivi, singole testate, gruppi editoriali di varia natura.
E c’era un ente addetto al pallottoliere, ma che fine ha fatto? E la legge che regola la pubblicità vale ancora?
Caro spettatore, non ti spazientire. E’ vero, si era sperato che il moltiplicarsi dei canali avrebbe meglio distribuito la pubblicità con la conseguente diminuzione del minutaggio giornaliero … ci siamo sbagliati.
PARADOSSO TELEVISIVO, CAMBIA TUTTO
Non sappiamo quanti siano ormai i canali televisivi e radiofonici (forse siamo intorno ai 1000+1000) ma le Ditte produttrici di prodotti hanno capito che bisogna essere più presenti di un tempo e ovunque e, dunque, moltiplicare i famosi spot sempre più accattivanti, sempre più costosi.
Va da sé che è inutile che il Governo sproni i produttori di merci ad abbassare volontariamente i prezzi; non scendono, e se lo fanno c’è il rischio di compromettere la qualità. Ecco il cittadino gabbato.
Caro telespettatore, prova a dedicare un solo giorno di programmazione in un canale qualsiasi di quelli più blasonati tra emittenza pubblica e privata.
Ogni tipo di auto viene offerta – in un solo canale – tra le cinque e le dieci volte (siamo la nazione più motorizzata d’Europa); così è per l’abbigliamento (siamo i più elegantoni), e per i profumi (siamo i più profumati) e sul cibo – rieccolo – (siamo il popolo più obeso).
Ha un senso questo martellamento? Tutto ciò, quanto incide sul budget delle imprese? E quanto sui prezzi al dettaglio? E siamo sicuri che la programmazione televisiva nel suo insieme –– omologazioni – ripetitività, assenza di creatività – repliche e assemblaggi – reggerà?
Si parla di riforme da tempi immemorabili, di cambiamento, di innovazione, sperimentazioni… cambiano uomini e programmi, nell’emittenza privata costantemente impegnata nella rincorsa all’ascolto facile così gradito al potere che non vuole sussulti
Cambiano uomini e si moltiplicano strutture burocratiche nell’emittenza pubblica a rimorchio di cordate politiche di ogni colore… un eterno caleidoscopio, un avvicendamento fantasmagorico che poco ha a vedere con una sana visione in progress di quella che è, a torto o a ragione, la più grande fabbrica culturale.
PARADOSSO TELEVISIVO TRA CRESCITA E ASCOLTI
E nella visione ottusa di una crescita pur che sia di ascolti e di generici consensi, ecco aggiungersi la crescita dei compensi per chi dirigerà dietro le quinte e chi presterà la faccia in video.
Seppure è doveroso riconoscere che qualche nuovo volto si affaccia con preparazione culturale e professionalità, altrettanto doveroso è denunciare la pletora di insignificanti conduttori, ignoranti e senza forma, che affollano gli ormai troppi e troppo insopportabili spazi denominati rubriche : ospite, remember, musica… per palati delicati; oppure: ospiti, dibattiti, litigi, bugie, contraddizioni, sberleffi… parole inutili… per palati accaniti.
Al centro del misfatto, conduttori e conduttrici, usurpatori di titolo giornalistico, con chioma a destra o a sinistra, manovratori addetti allo scambio, abili nel condurre su binari morti tesi indesiderate e lasciare via libera ai “suoi” giacché ognuno è elevato a quel posto per fazione e ubbidienza.
E siccome nessuno fa nulla per nulla, e specie se si tratta di ammansire la coscienza, ecco un toccasana a cui nessuno può rinunciare: Si elevano i compensi (Siamo ormai arrivati a cifre capogiro) … e il cittadino comune – frenando una malcelata rabbia – si domanda come ciò sia possibile in un paese come il nostro… o forse si domanda con rassegnazione che ciò sia possibile proprio in un paese come il nostro.