Negli ultimi anni, il concetto di workation ha guadagnato terreno nel panorama globale, trasformandosi da idea aspirazionale in uno stile di vita che ridefinisce il modo di lavorare. Il termine, nato dalla fusione delle parole inglesi “work” (lavoro) e “vacation” (vacanza), rappresenta una nuova dimensione della professionalità, dove la produttività si mescola al piacere di trovarsi in luoghi da sogno. Non si tratta semplicemente di spostare il proprio laptop in un ambiente più piacevole, ma di abbracciare una filosofia che mette al centro la qualità della vita, il benessere personale e l’equilibrio tra carriera e tempo libero.
La nuova frontiera tra lavoro e piacere
La pandemia ha accelerato questa trasformazione, mostrando al mondo che il lavoro non è necessariamente legato a un ufficio fisico. In molti settori, soprattutto quelli creativi e digitali, la libertà di lavorare da remoto è diventata non solo possibile, ma desiderabile. Questo ha dato il via ad un movimento che coinvolge in particolare Millennials e Gen Z, generazioni che rifiutano il tradizionale confine tra lavoro e tempo libero, cercando invece esperienze che arricchiscono la loro vita personale e professionale.
La workation non è solo una risposta alle nuove esigenze dei lavoratori, ma anche una conseguenza dell’evoluzione tecnologica. Connessioni internet più veloci, strumenti digitali avanzati e piattaforme collaborative hanno reso possibile lavorare da luoghi che, fino a qualche anno fa, sembravano inaccessibili. Una villa con vista sull’oceano, una baita di montagna immersa nella natura o una città d’arte ricca di ispirazione possono ora diventare uffici temporanei, dove creatività e produttività si alimentano reciprocamente. Questo stile di vita non riguarda esclusivamente i lavoratori autonomi o i freelance. Sempre più aziende, dalle multinazionali alle start-up, stanno abbracciando il concetto di lavoro flessibile, integrando politiche che permettono ai dipendenti di spostarsi pur mantenendo elevati standard di efficienza. La workation rappresenta un cambiamento culturale profondo, un nuovo modo di interpretare il lavoro non come una costrizione, ma come un’opportunità di crescita e scoperta.
Gli influencer che incarnano il workation lifestyle
Molti influencer e content creator hanno contribuito a rendere il workation un fenomeno aspirazionale. Uno dei nomi più noti è Johnny Harris, un documentarista americano che ha dimostrato come sia possibile creare contenuti di altissima qualità viaggiando per il mondo. La sua capacità di lavorare da remote location lo ha reso un modello per chi desidera coniugare passione e professione. In campo internazionale, Kristin Addis, fondatrice di Be My Travel Muse, è un’icona del digital nomadism. Ha costruito una carriera scrivendo di esperienze di viaggio e lavorando da luoghi incantevoli come Bali, Islanda e il Sudafrica. La sua figura ispira chi cerca un equilibrio tra carriera e avventura.
I migliori luoghi per un workation
Alcune destinazioni si stanno affermando come i paradisi ideali per chi sceglie di lavorare in viaggio. Bali, in Indonesia, è una delle mete più ambite: con un costo della vita contenuto, panorami mozzafiato e una comunità vivace di nomadi digitali, l’isola offre tutto ciò che serve per un’esperienza di lavoro/vacanza perfetta. Luoghi come Canggu e Ubud sono pieni di coworking spaces progettati per soddisfare le esigenze dei professionisti internazionali.
Lisbona, in Portogallo, è un’altra meta molto apprezzata. Qui, la cultura rilassata, il clima favorevole e la crescente presenza di hub tecnologici rendono la città ideale per bilanciare lavoro e piacere. Similmente, le Isole Canarie, grazie alle loro infrastrutture moderne e all’accesso ad internet ad alta velocità, attraggono una vasta gamma di professionisti da tutto il mondo. Negli Stati Uniti, Austin, Texas, si distingue per la sua atmosfera dinamica e per essere un centro emergente per le start-up. Molti coworking spaces offrono servizi che vanno oltre il semplice spazio di lavoro, come eventi di networking e corsi di formazione.
Grandi aziende stanno abbracciando il concetto di workation come parte delle loro politiche di welfare. Airbnb, ad esempio, ha lanciato un programma che permette ai dipendenti di lavorare da qualsiasi luogo per una parte dell’anno, stimolando la creatività e la soddisfazione personale. Anche Spotify ha adottato un modello simile con la politica “Work from Anywhere,” che consente ai dipendenti di scegliere il luogo più adatto per le loro attività lavorative.In Italia, realtà come WeWork hanno iniziato a proporre soluzioni di coworking in località turistiche, unendo spazi moderni a contesti suggestivi.
Parallelamente, molte start-up stanno sviluppando pacchetti che combinano soggiorni in hotel di lusso con accesso a spazi di lavoro tecnologicamente avanzati. Nonostante il fascino, il workation presenta anche delle sfide. Mantenere la produttività in un ambiente vacanziero può essere complicato, così come bilanciare il tempo tra lavoro e relax. Inoltre, il fenomeno solleva questioni legate alla sostenibilità: spostamenti frequenti e soggiorni in località remote possono avere un impatto ambientale significativo. È fondamentale, quindi, adottare comportamenti responsabili e privilegiare opzioni green, come il trasporto pubblico e strutture eco-friendly.
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