Con un gesto solenne e carico di significato, si sono aperte le Porte Sante del Giubileo: inizio di un anno dedicato alla spiritualità, alla riconciliazione. Un evento che va oltre e tocca profondamente la vita di credenti e non credenti, e porta con sé un messaggio universale di speranza e rinnovamento.
“L’apertura della Porta è un gesto quotidiano”, ci ricorda un antico detto. Ogni volta che varchiamo la soglia della nostra casa o passiamo da una stanza all’altra, compiamo un atto di volontà e fiducia: lasciamo il noto per esplorare un nuovo spazio. Questo Giubileo è un invito a fare lo stesso, a lasciarci trasportare come un sassetto o un legnetto sulla corrente di un fiume. Parla a tutti, credenti e non credenti, richiamando alla speranza. Insieme, possiamo muoverci verso un futuro più luminoso, salvandoci come famiglia, come persone, come comunità. Perché non importa ciò che uno ha commesso: l’importante è aprire il cuore, lasciarsi trasportare e accogliere l’abbraccio misericordioso di Dio.
Un messaggio di speranza dal carcere di Rebibbia
Nelle aggregazioni laicali, nei principali santuari e diocesi nel mondo si stanno moltiplicando iniziative per vivere il Giubileo anche a migliaia di chilometri da Roma. Aperte le Porte Sante, – da parte di Papa Francesco per la basilica di San Pietro e del carcere di Rebibbia, e degli arcipreti per le proprie basiliche rimanenti – l’accesso ad esse è abbastanza fluido attraverso il sistema di prenotazione sull’app ufficiale, per evitare assembramenti, grazie ai controlli di sicurezza che sono fitti, ma facilitati dal supporto digitale.
L’apertura della Porta di Rebibbia richiesta dagli stessi detenuti ed avvenuta per la prima volta nella storia, assume un significato straordinario: portare un messaggio di speranza a coloro che vivono nelle condizioni più difficili. L’atto di varcare la soglia è un invito alla redenzione, a lasciare il passato alle spalle e ad immaginare un futuro migliore con nuove opportunità. La Caritas ha preso parte a questo evento. Giustino Trincia, diacono e direttore della Caritas di Roma, ha rilasciato riflessioni esclusive per il Pensiero Settimanale di cui lo ringraziamo:
Come stai vivendo l’inizio del Giubileo?
Come un peccatore che si getta nelle braccia di Dio Padre con la speranza nella sua infinita capacità di perdono e di amore misericordioso e con il desiderio di fare una nuova esperienza di profonda conversione seguendo l’esempio di Gesù Cristo, il Salvatore. Nell’apertura della Porta Santa al carcere di Rebibbia Papa Francesco ha detto che la bellezza di questo gesto sta nel suo significato, quello dell’apertura del proprio cuore, per vivere, cioè, la fratellanza, perché i cuori chiusi, duri, non aiutano a vivere. L’invito allora rivolto ai detenuti e possiamo dire a tutti noi è quello a spalancare il proprio cuore alla speranza, definita “come una corda, un’ancora a cui restare aggrappati.
Quale messaggio vorresti dare ai giovani e a chi non crede?
Di non stancarsi mai di cercare la verità, il senso più profondo della propria vita. La speranza è il messaggio centrale di questo Giubileo e la speranza ci unisce tutti come esseri umani, come fratelli e sorelle, credenti e non credenti. La speranza affinché torni la pace e finiscano le 56 guerre che ci sono nel mondo; affinché la giustizia e l’amore fraterno prevalgano sulle troppe disuguaglianze provocate dall’uomo; affinché ognuno trovi la sua originale strada per essere felice e dare felicità; per essere costruttore di bene e di amicizia; per essere persone e cittadini in grado di promuovere e tutelare non solo i propri diritti ma anche quelli di chi è ai margini del nostro tempo.
La Caritas di Roma come sta affrontando questo tempo?
Cercando di costruire sempre più relazioni calde, fraterne, con le persone in difficoltà, dando loro la mano e condividendo rapporti di amicizia senza limitarsi a fornire solo dei servizi, pur necessari, come un pasto caldo, una coperta o un posto letto. La nostra Caritas ha sempre più il compito di essere al servizio della Chiesa e della città di Roma affinché il Giubileo sia ricco di quei segni molto concreti di speranza di cui hanno bisogno le persone povere per la mancanza di un’abitazione; di un lavoro dignitoso; di cure sanitarie; di possibilità di studio, di gioco, di sport e di relazioni per i propri figli; di possibilità di superare la solitudine in cui sono costrette a vivere.
Francesco sottolinea che Roma, città simbolo della cristianità, è chiamata ad essere un luogo di accoglienza che si lega al motto del Giubileo, Pellegrini di speranza, il cui significato si sviluppa lungo diverse “strade” tra cui un posto centrale è «La speranza del mondo sta nella fraternità!». Siamo invitati tutti a varcare nuove soglie. Tra le tante iniziative è presente il Giubileo del Mondo della Comunicazione, 24 – 26 gennaio, un evento che porterà riflessioni sul ruolo dei media nella costruzione di relazioni autentiche e di una società più giusta. Il Giubileo è un invito a riflettere, a muoversi, a lasciare che l’acqua della vita ci porti oltre, verso nuove opportunità di amore, speranza e perdono.