La settimana trascorsa ha regalato sensazioni amare e di preoccupazione in molti paesi del pianeta, con milioni di persone che hanno tremato sotto il peso di attentati e bombe che non si fermano.
In questo numero 8 del ‘Pensiero Settimanale’ analizziamo ciò che sta accadendo, ma sempre con il nostro sguardo propositivo e volto alla ricerca di soluzioni, piuttosto che all’alimentare accuse già numerose tra le varie parti in causa.
Non dimentichiamolo mai: il nostro pensiero corre veloce verso un orizzonte più ampio, verso un’eco che supera il fragore delle esplosioni.
La sconfitta della morte
La direzione alla quale miriamo è la comprensione del boato più grande di tutti i tempi. Non è il rombo di un’escalation militare, e neanche un assalto terroristico, ma è l’unica notizia che – in caso di verifica ed attendibilità – sarebbe quella che ogni giornale che si rispetti dovrebbe avere in prima pagina.
Si tratta dell’evento più importante per gli uomini di tutti i tempi, e cioè, la sconfitta della morte, la rinascita, l’attraversare il tempo e lo spazio con sublime stupore.
È un concetto che filosofi e pensatori di ogni credo ed estrazione sociale hanno esplorato per secoli. Platone, con la sua teoria delle forme, ci suggerisce che la realtà visibile non è che l’ombra di una verità più profonda ed eterna.
In questa prospettiva unica, il ‘boato dei boati’ può essere inteso come il momento perfetto di realizzazione che ciò che è veramente reale e immutabile va oltre la fisicità della morte.
Epicuro, d’altra parte, ci insegna che il segreto della felicità sta nell’accettare i limiti della vita umana, godendo i piaceri semplici e superando la paura della fine naturale; più materialista, ma stessa visione.
Questo boato interiore, questa rivoluzione silenziosa ma potente, trova le sue radici nel meandro più profondo dell’animo umano, dove il desiderio di eternità, di resurrezione dalla sofferenza e dalle avversità, è un grido che supera ogni confine.
Anche Kierkegaard ci invita a sovvertire il paradosso dell’esistenza umana attraverso un impegno personale che vada oltre la ragione. Il ‘boato dei boati’ addirittura, in questo contesto, risuona come il coraggio di affrontare l’ignoto oscuro che ci attende, di abbracciare il mistero della vita e della morte con una fiducia che si fonda sulla certezza… dell’incertezza.
Il nostro rinnovamento personale
Un boato quindi che, anche per i ‘non addetti alla vita’, non è solo una metafora della sconfitta della morte fisica, ma simboleggia la capacità dell’essere umano di rinnovarsi, di superare le proprie paure e limitazioni, di trovare significato e gloria anche quando intorno vi è solo desertificazione.
È il suono del nostro rifiuto collettivo di arrenderci alla disperazione, una dichiarazione di vittoria dello spirito sulla materialità. Se l’Uomo risorto fosse vivo, sia logica allora per tutti la capacità di incontrarlo personalmente e trasformarsi con lui per sempre.
Nel nostro intimo, questo boato dovrebbe comunque fare rumore, dovrebbe scuoterci e ricordarci che la vera sconfitta della morte risiede nella capacità di vivere una vita piena, ricca di significato, amore e reciprocità.
È una chiamata ad esplorare i prati verdi del benessere fisico e spirituale, a correre verso l’orizzonte dell’umanità migliore che possiamo e dobbiamo essere.
Tutto è guerra in questo tempo, è vero, ma la pace che deriva dal riconoscere il vero ‘boato della vita’ non è un’utopia irraggiungibile, ma una realtà vivibile, proprio da ciascuno di noi.
È il suono del nostro rialzarsi quotidiano di fronte alle avversità, il rumore del nostro impegno a costruire un mondo più giusto, pacifico e compassionevole.
Non avere paura, lascia che sia questo boato a guidarti: un’eco potente della nostra inarrestabile speranza e della nostra invincibile gioia di vivere. Tipica dei pensatori liberi.