Home » E adesso l’Europa si desti

E adesso l’Europa si desti

da Filippo Rigonat
0 commento

Con il Pensiero di questa settimana, inauguriamo un nuovo viaggio al cuore della nostra identità, ispirati da un sogno millenario che continua ad animare e far discutere. Un viaggio che affonda le sue radici nell’antica Grecia, attraversa la gloria dell’Impero Romano, le visioni degli imperi borbonici, carolingi e bizantini, per approdare a un presente carico di sfide e possibilità. Questo viaggio ha una destinazione: si chiama Europa.

In un mondo segnato da conflitti e incertezze mondiali, con la nuova presidenza Trump che ha definitivamente sbarrato la strada del globalismo ripristinando la politica dell’isolazionismo, ha fatto più di tutti rumore il fragoroso silenzio di un attore protagonista declassato a comparsa: l’Unione Europea.

Nel corso dei nostri pensieri esploreremo a fondo i limiti e le opportunità del sistema di governance dell’UE, raccogliendo la sfida di leggere e interpretare gli avvenimenti e le dinamiche delle complicate istituzioni comunitarie.


Prima di addentrarci nel nostro percorso, è doveroso fare in questo numero un inquadramento storico, analizzando la genesi che ci ha portato all’UE del 2025

L’idea di Unione Europea nasce dalle ceneri post-belliche e dell’esigenza, chiara ai leader del tempo, di dover unirsi per ricostruire. Sebbene ispirata ideologicamente da illustri modelli come Il manifesto di Ventotene di Spinelli e Rossi, oppure l’ideale di Stati Uniti d’Europa propugnato da Victor Hugo; va sottolineato che l’Unione ha sempre avuto una trazione economicista più che politica.

Il primordio di unione fu la fondazione da parte di Italia, Francia, Germania e Benelux della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio nel 1951, seguita dalla Comunità Economica Europea istituita con i trattati di Roma nel 1957.
La Comunità contribuì a pieno titolo alla resurrezione delle economie degli stati fondatori, grazie all’abbattimento delle barriere doganali e alla libera circolazione delle merci, mantenendo allo stesso tempo uno stretto coordinamento con gli USA nella gestione del Piano Marshall.


Dall’Unione Economica a quella Politica (?)

Mentre gli Stati Uniti e le nazioni della Comunità Europea, nel frattempo diventate 12, continuavano negli anni ‘80 una forte crescita combinata con la pace, ad Est l’arcinemico sovietico andava sfaldandosi.
Con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e il mutamento degli equilibri globali, la CEE si è trovata di fronte alla necessità di evolversi, l’attimo fuggente che ne avrebbe fatto un gigante prospero.

Negli anni ‘90 si poteva percorrere un percorso di emancipazione strategica dalla dipendenza militare e commerciale nei confronti dell’alleato statunitense e della vicina Russia, costruendo un’istituzione politica autorevole e vicina ai popoli, in linea con l’eredità delle passate potenze sovranazionali. Si preferì invece una frettolosa e prematura unione delle politiche monetarie europee, anteponendo di nuovo l’economia alla Politica, lasciando così ai margini pilastri fondamentali come l’Identità europea, la Difesa comune, la politica estera e il rapporto con la NATO; temi oggi molto discussi che verranno trattati in profondità nei prossimi Pensieri d’Europa.

La sfida già di per sé ambiziosa di questa UE, svuotata completamente dalle pulsioni di rivendicazione culturale popolare e autonomia strategica, è stata in questo modo persa in partenza. Oggi l’Unione risulta un vecchio arnese burocratico, ingolfato a causa dell’iper-regolamentazione, dipendente dalle forniture energetiche altrui, smarrito nella sua postura internazionale e incapace di auto-affermarsi in qualsiasi ambito di sviluppo. Un dato emblematico: nel 2008 il PIL dell’eurozona era pari a quello americano e tre volte quello della Cina, mentre nel 2024 vale la metà di quello USA e il 20% in meno di quello cinese. (fonte: Fondo Monetario Internazionale)


Europa tra passato e futuro: quali prospettive?

Seppur con ritardo, anche le recenti evoluzioni politiche europee diagnosticano la lentezza endemica dell’attuale meccanismo di governance dell’Ue. Il PPE, che è il gruppo parlamentare più numeroso nonché espressione della Presidente di Commissione Von Der Leyen, ha approvato il 19 gennaio un Position paper in completa controtendenza rispetto alle politiche assunte dalle ultime commissioni.

Si legge l’intento, in linea con il Rapporto Draghi sulla competitività, di proporre un calmieramento delle normative ambientali a favore di una deregolamentazione industriale che snellisca le procedure burocratiche; con l’innovativa proposta del “one in, two out” in relazione a qualsiasi nuova norma approvata. Nei prossimi Pensieri avremo modo  di analizzare a fondo il rapporto Draghi e approfondire le inesplorate prospettive di sviluppo Industriale e tecnologico in Europa, evidenziando l’impatto effettivo sulle nostre economie e gli scenari futuri.


Il destino dell’UE

Con l’UE in stato convalescente risulta fin troppo facile, come dimostrato da fenomeni elettorali come Brexit, abbandonarsi a reminiscenze campanilistiche. Peccato che questo disfattismo regressivo incarni il sentimento più profondamente anti-patriottico concepibile. Uno strumento perfetto nelle mani delle potenze attorno a noi, esercitato certosinamente fin nelle viscere delle nostre opinioni pubbliche, confermando anche oggi l’attualità della massima: divide et impera.

Torna quanto mai contemporanea l’espressione utilizzata da Luigi Einaudi nel 1954: “il problema non è fra l’indipendenza e l’Unione, è fra l’essere uniti e scomparire”.

Nel corso del 2025 seguiremo da vicino l’operato delle Istituzioni europee, consapevoli di essere più di sempre di fronte a questo bivio: continuare la nostra discesa verso un ruolo globale subalterno o rivendicare la nostra egemonia culturale e politica e agire nuovamente da protagonisti?

Con i nostri Pensieri vogliamo mano a mano analizzare le malattie dell’Unione di oggi per gettare le basi di quella di domani, convinti che non sia troppo tardi per invertire la rotta e affrontare con coraggio un futuro complesso.

Per questo, che l’Europa si desti.


Leggi anche:

You may also like

Lascia un commento

penslogo_bianco

Pensiero è la voce on line del primo settimanale di WhastApp, curato dall’Accademia Italiana di Marketing e Comunicazione, diretta da Daniele Venturi.


Pensiero è un progetto di neuro marketing dove si raccontano storie di bellezza straordinaria, tradizione, mente e futuro.

Editors' Picks

DV.Comunicazione – Technology Media Company – All Right Reserved. Designed and Developed by Dv.Comunicazione