Cinquantasette anni dopo il primo storico allunaggio, torneremo a calpestare il suolo lunare con la missione Artemis 3 nel settembre 2026. Ma se la Luna rappresenta un passaggio necessario, Marte è la vera meta. Il Pianeta Rosso è il nostro doppio imperfetto, un mondo inospitale ma sorprendentemente simile alla Terra per stagioni, inclinazione dell’asse e tracce di un antico passato acquatico. Oggi siamo sul punto di trasformare il nostro rapporto con Marte: non più solo un oggetto di studio remoto, ma un obiettivo concreto per la colonizzazione.
L’acqua su Marte è una risorsa chiave: dati raccolti dal lander Phoenix nel 2008 e da numerose sonde successive hanno dimostrato che su Marte esiste un ciclo dell’acqua, seppur ridotto all’osso. Tra gli strumenti del lander Phoenix c’era la Meteorological Station (MET), una vera e propria stazione meteo equipaggiata con sensori per misurare il vento, la pressione e la temperatura. I dati registrati ci confermarono scientificamente che su Marte, al calare della notte, scende una nebbiolina composta da una polvere di particelle ghiacciate.
Scoperte e fenomeni stagionali sul pianeta rosso
Ancora più entusiasmanti sono le scoperte dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, che ha osservato fenomeni stagionali che potrebbero indicare la presenza di acqua allo stato liquido, seppure transitoria. Sulla cresta della duna Russell si vedono cospicue formazioni di ghiaccio dalle quali partono delle scie che scavano canali discendenti al termine dei quali possiamo osservare blocchi di ghiaccio delle dimensioni di un’automobile. Nei primi giorni della primavera marziana, ogni anno su questa duna può comparire acqua in condizioni atmosferiche di temperatura e pressione che consentono la sua comparsa transitoria allo stato liquido.
Trovare acqua significa poterla trasformare in ossigeno respirabile e in carburante per i razzi, aprendo la possibilità di missioni più durature e sostenibili. L’acqua è anche essenziale per l’agricoltura e la costruzione di habitat pressurizzati. Alcune tecnologie già esistono: dalla stampa 3D per edificare strutture in regolite marziana, ai reattori elettrochimici in grado di estrarre ossigeno direttamente dall’atmosfera del pianeta. Un habitat sostenibile, tra agricoltura e risorse minerarie, è una delle chiavi per la colonizzazione.
Sostenibilità agricola su Marte
Se l’acqua è un pilastro essenziale per la colonizzazione, non è l’unica risorsa necessaria. La recente scoperta di un meccanismo molecolare che consente la crescita di piante senza luce apre scenari impensabili fino a pochi anni fa. Coltivare verdure su Marte, in ambienti controllati, potrebbe non essere più fantascienza. Il crescione amaro peloso, studiato dall’Università di Pisa e dalla Sapienza di Roma, potrebbe diventare la prima coltura spaziale autosufficiente. Ma Marte non è solo un’opportunità agricola: i suoi minerali, le sue riserve di ossigeno e idrogeno sepolte nel sottosuolo potrebbero rifornire missioni e future colonie.
L’esplorazione umana sarà la chiave per individuare e sfruttare queste risorse in modo sostenibile, aprendo la strada ad un’economia extraterrestre. Inoltre, alcuni studi suggeriscono che Marte potrebbe contenere metalli preziosi, utili per la costruzione di infrastrutture avanzate o addirittura per l’industria elettronica. L’esplorazione spaziale non è solo un sogno pionieristico, ma una necessità per fronteggiare i rischi terrestri come cambiamenti climatici, crisi geopolitiche o catastrofi esistenziali.
Un rifugio sicuro per l’umanità?
In un mondo afflitto da cambiamenti climatici, crisi geopolitiche e rischi esistenziali come un impatto asteroidale o una guerra nucleare globale, avere una seconda casa per l’umanità non è un lusso, ma una necessità. Marte potrebbe essere il rifugio sicuro in caso di catastrofi terrestri, un luogo dove la civiltà possa continuare ad esistere e prosperare. Quanto tempo ci vorrà per vedere vere città su Marte? Con i progressi attuali, potremmo assistere alla costruzione dei primi insediamenti permanenti entro il 2050.
Inizialmente, si tratterà di avamposti scientifici, simili alle basi in Antartide, ma con il tempo potrebbero evolversi in comunità autosufficienti. La sfida più grande non sarà solo tecnologica, ma sociale: come cambierà la nostra cultura in un ambiente così ostile? Quali nuovi modelli di società emergeranno? Si potrebbe sviluppare un modello sociale inedito, basato sulla cooperazione estrema e su un’organizzazione collettiva della vita quotidiana, data la necessità di condividere risorse e lavorare insieme per la sopravvivenza.
Modello sociale e governance su Marte
La nascita di una cultura marziana autonoma potrebbe persino ridefinire concetti fondamentali come cittadinanza, proprietà e governance. Marte potrebbe diventare un laboratorio sociale per un’umanità futura. L’idea di espanderci oltre la Terra solleva anche questioni filosofiche e religiose. L’uomo è chiamato a esplorare e dare un senso al creato: e cosa c’è di più significativo di trasformare un pianeta deserto in una nuova casa per la vita?
Se un giorno i primi coloni dovessero pregare sotto un cielo rosso, osservando due lune solcare l’orizzonte, sapremo che l’umanità ha compiuto un altro passo nel grande disegno del cosmo. Forse, allora, capiremo che il nostro destino non è mai stato limitato a un solo mondo, ma scritto tra le stelle.
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