Basta affacciarsi dalla finestra ogni mattina per comprendere come il nostro vivere sia diventato schiavo di una costante accelerazione emozionale e di crescenti emergenze, all’interno delle quali inesorabilmente ogni decisione richiede la massima tempestività.
Tutto avviene in estrema velocità e fretta, senza possibilità di ragionamento e confronto armonico, per assistere con grande desolazione ad una crescente deregolamentazione del mercato cognitivo.
È sinceramente un bel problemino. Stereotipi, pregiudizi e automatismi mentali proliferano, rispondendo ad un bisogno intrinseco di semplificazione che però non viene mai raggiunta ed attuata.
Questi meccanismi, pur necessari al funzionamento di una democrazia complessa, costituiscono anche un terreno fertile per populismi, demagogia e negazionismi di ogni sorta.
Abbiamo già più volte sottolineato ‘il bug’ dell’informazione immediata e ubiqua della nostra epoca, con i mezzi di comunicazione digitale che fanno i padroni del mondo, con la loro capacità di diffondere messaggi rapidamente: molte volte portano con sé nella diffusione, non solo fatti, ma anche opinioni improvvisate, e disinformazione.
Questo fenomeno riflette una deregolamentazione del sapere organico, ed il flusso di conoscenza non è più mediato da gatekeeper istituzionali, ma da chiunque possa produrre contenuti, sfidando così la distinzione tra vero e falso.
La viralità delle informazioni è spesso guidata dall’impatto emotivo piuttosto che dalla verità, mettendo in discussione il principio di razionalità moderna e facendo emergere la necessità di bilanciare tra velocità di comunicazione e profondità di comprensione. In questa dinamica diventa urgente rivalutare il ruolo dell’ignoto.
Ogni scoperta scientifica o invenzione tecnologica porta con sé, come un’ombra, nuove mancanze di conoscenza. L’idea di poter controllare completamente il flusso di informazioni e abilità è una chimera.
Al contrario, riconoscere ciò che non sappiamo e affrontarne le implicazioni diventa il compito più urgente della società contemporanea.
Verità, proviamo a raccontarla sul Pensiero
Il nostro piccolo e semplice ‘Pensiero Settimanale’ non è solo uno strumento di comunicazione, ma anche un simbolo delle sfide e delle opportunità del nostro tempo.
Rappresenta il paradosso di una società che, pur avendo accesso a una quantità infinita di informazioni, sembra sempre più navigare in un mare di incertezze.
La capacità di discernere tra realtà e percezione, tra conoscenza e ignoranza, diventa cruciale. Proviamo a farlo insieme a coloro che ci sono vicini, con un pizzico di bontà e discernimento, ma spesso la sfida sembra non appassionare troppo la massa.
Certo, per andare controcorrente, della massa bisogna fregarsene ampiamente – e lo stiamo superfacendo! -, creando una nicchia di visionari e sognatori disposti a guardare oltre.
Ripensare invece il valore ed il potenziale di ciò che non sappiamo è essenziale per la vita, sia individuale che collettiva.
Non dimentichiamo che nel nostro mondo l’incertezza è pervasiva, e la vera sfida è trovare un equilibrio tra la necessità di informazioni immediate e la profondità della comprensione.
Solo così potremo costruire una società che non solo vive nell’epoca della notizia ad ogni costo, ma che sa anche navigare nell’oceano dell’incertezza con saggezza e qualità edificante. Quale è quindi la nostra verità sognata?
Semplicemente, il prossimo passo da fare. Buona lettura! A proposito: grandi felicitazioni all’Atalanta ed al suo allenatore Gasperini per il magnifico successo in Europa League, una verità sognata!
LA RICERCA DELLA VERITÀ: UN VIAGGIO FILOSOFICO
La verità, da sempre al centro delle riflessioni filosofiche, è un concetto sfuggente e complesso che ha affascinato pensatori di tutte le epoche.
La ricerca della verità implica un viaggio interiore e intellettuale, una continua esplorazione dei limiti della conoscenza umana.
I filosofi come Platone e Aristotele hanno dibattuto sulla natura della verità, cercando di comprendere se essa risieda nelle idee perfette e immutabili o nelle osservazioni empiriche del mondo reale.
Platone, con la sua teoria delle Idee, sosteneva che la verità esiste in un mondo ideale al di là della nostra percezione sensoriale, mentre Aristotele, al contrario, vedeva la verità come il risultato dell’osservazione e della categorizzazione del mondo naturale.
Nella modernità, il concetto di verità si è ulteriormente frammentato, con l’emergere di prospettive relativistiche e soggettive. Nietzsche, ad esempio, ha messo in discussione l’esistenza di una verità assoluta, proponendo che ciò che consideriamo verità sia in realtà una costruzione culturale e linguistica.
La verità, secondo Nietzsche, è strettamente legata al potere e alla volontà umana, e ciò che è considerato vero è spesso imposto da coloro che detengono il potere.
Questa visione ha aperto la strada a una comprensione più dinamica e fluida della verità, in cui le certezze assolute sono sostituite da interpretazioni molteplici e contestuali.
Oggi, la verità è un concetto che continua a evolversi, soprattutto nell’era digitale e dell’informazione. La diffusione di fake news e la manipolazione dei dati hanno reso la ricerca della verità un compito ancora più arduo e cruciale.
Filosofi contemporanei, come Michel Foucault, hanno esplorato come il discorso e le strutture di potere influenzino ciò che viene accettato come verità. In un mondo sempre più complesso e interconnesso, la verità non è più solo una questione di corrispondenza con la realtà, ma anche di trasparenza, fiducia e responsabilità.
La ricerca della verità rimane quindi un’impresa fondamentale, non solo per comprendere il mondo, ma anche per costruire una società più giusta e consapevole.