Tutto ha inizio da una favola trasmessa oralmente e che viaggia attraverso le generazioni conservando l’energia delle origini.
Il mito è alla base della favola: così è per l’Iliade e l’Odissea. Vuole la leggenda che un cantore cieco abbia narrato nel suo peregrinare la guerra di Troia e il viaggio di Ulisse che sarebbe tornato alla sua amata Itaca.
La Sicilia e le sue tradizioni
Da sempre, il mistero avvolge la tradizione orale. Si potrebbe individuare nella cecità presunta di Omero la determinazione nel porre l’accento esclusivamente sulla voce destinata a cantare le gesta degli eroi, tralasciando il senso della vista, ritenuta non indispensabile, in quanto l’immaginazione è chiamata a scolpire le vicende che saranno tramandate ai posteri.
Noi tutti, fruitori delle avventure cavalleresche e magiche, dovremo serrare gli occhi e sognare le tenzoni e gli incantesimi per accedere all’universo fantasioso e sacro dei paladini di tutte le epoche, dovremo consegnarci nella nostra totalità di esseri all’immaginario, al fine d’intraprendere il viaggio iniziatico sulle ali dell’ippogrifo.
Ida Saitta, con i suoi acquarelli, chine e dipinti, vuole farci rivivere le storie dei Pupi Siciliani, dei paladini carolingi. Il denominatore comune, che l’artista ci invita a conoscere e sperimentare con lei, è la magia.
La favola ci conduce alla riscoperta dei miti delle origini, e ci restituisce l’opportunità di rifondare una coscienza e un’identità perduta o comunque offuscata dalle nebbie del progresso e della superficialità.
Orlando, Rinaldo e i loro compagni d’armi sono i custodi e gli araldi dell’identità siciliana.
L’Isola è microcosmo-utopia di un mondo straordinario, luogo ideale nel quale il Bene e il Male s’incontrano e sovvertono tutte le regole consuete: la costante degli universi dinamici tra loro così diversi, il fulcro intorno al quale si avvitano le storie e trovano il loro scioglimento è rappresentato dall’Amore.
La Sicilia e l arte
Dante del resto si riferiva a questo altissimo sentimento come alla potenza spirituale e del cosmo che “move il sole e l’altre stelle”, emanazione del Divino che si fa umano.
I “Busti dei paladini”, realizzati con estrema perizia dall’artista, guardano alle maschere; il riferimento primo evidente è al Teatro dei Pupi, ma se li si osserva con attenzione, questi rivelano una natura ancestrale e primitiva che richiama le maschere africane e sembrano incarnare gli spiriti della foresta.
Risulta del tutto evidente nella “Paladina saracena”. Questa affascinante suggestione è corroborata dal dipinto “Il Paladino e la forza dello spirito invisibile” nel quale il Cavaliere si sdoppia nella manifestazione dello spirito androgino che lo ispira nel perseguire la giustizia.
L’elemento femminile risulta essenziale per l’intuizione e l’interpretazione della realtà. Il vero Cavaliere è una combinazione armonica di grazia e forza, in questa apparente contraddittorietà sta la magia dei Paladini che non potranno mai scomparire dalla nostra storia, se non quando e qualora l’essere umano dovesse sparire dalla Terra.
Il colore è il vero protagonista. Lo spettacolo offerto ai nostri occhi è d’immagine dinamica, in una rapidità futurista, la velocità ci pone davanti un mondo in continuo divenire permeato dalla magia della natura e del sogno.
I colori degli acquarelli, cosi come dei dipinti, sono mediterranei, accesi e vibranti, delicati e vivaci.
Il sogno ci consente di vincere sulla dura e amara realtà e rimane il nostro ultimo ed estremo rifugio, di conseguenza le figure divengono aeree e s’identificano con l’assenza di forza di gravità, personaggi alla Chagall anch’egli consacrato e devoto all’inesauribile metamorfosi della fantasia nella dimensione della favola.
Siamo cavalieri erranti in questa vita d’incertezze. Mettiamo da parte le paure e intraprendiamo il viaggio…