Ci sono rovesci e rovesci nel mondo del tennis. C’è quello che sfida la fisica, teso e filante, che fulmina l’avversario sulla linea di fondo, e poi c’è quello della medaglia, più pesante da gestire, quello che arriva quando le luci del campo si spengono e restano solo le domande. Jannik Sinner, il tennista che ha fatto innamorare l’Italia del suo talento silenzioso e della sua ferocia sportiva, ha ricevuto una squalifica di tre mesi per doping. La vicenda è intricata, come spesso accade nei casi di contaminazione accidentale, e lascia spazio ad interrogativi etici e professionali.
Il caso Sinner si inserisce in una lunga serie di episodi controversi nel mondo del tennis. L’atleta altoatesino è risultato positivo al clostebol, una sostanza vietata, a seguito di un trattamento ricevuto dal proprio fisioterapista, Giacomo Naldi. Una vicenda apparentemente senza dolo, una contaminazione accidentale che tuttavia ha richiesto un intervento delle autorità antidoping. Inizialmente, un tribunale indipendente lo aveva assolto, riconoscendo l’assenza di colpa o negligenza, ma la WADA non si è fermata e ha presentato ricorso.
A quel punto, per evitare un lungo iter processuale che avrebbe potuto costargli ben più di tre mesi di stop, Sinner ha scelto il compromesso: accettare la squalifica ridotta e rimanere comunque in corsa per la stagione su terra battuta. Una scelta pragmatica, ma che porta con sé un sapore amaro. Il messaggio che arriva ai giovani talenti e agli appassionati è controverso: se il doping viene sanzionato in base alla notorietà dell’atleta, allora la credibilità del sistema ne esce indebolita.
Il peso della responsabilità
Sinner è il volto di una generazione, l’atleta che ha riportato il tennis italiano ai vertici dopo decenni di attesa. Ma con la gloria arriva anche la responsabilità. Non basta avere un rovescio vincente sul campo, bisogna essere irreprensibili anche fuori. In un’epoca in cui lo sport è più business che mai, i campioni non sono solo icone dello sport, ma anche modelli di comportamento, uomini da seguire per chi sogna di calcare i loro stessi campi. Questa vicenda, seppur accidentale, avrebbe potuto essere evitata con una maggiore attenzione, con uno staff più preparato, con un team che fosse all’altezza del suo talento. Ma soprattutto con una cultura etica più forte.
Il tennis, come la vita, è una questione di dettagli. E i dettagli, spesso, fanno la differenza tra un semplice campione e una vera leggenda. Nel mondo del tennis si parla spesso di preparatori atletici, mental coach, nutrizionisti, ma raramente di un ethic coach, una figura che potrebbe fare la differenza nella gestione della carriera di un atleta di élite. Sinner, come tanti altri sportivi di successo, incassa milioni dagli sponsor italiani, ma ha scelto di vivere a Montecarlo, dove le tasse sono un miraggio. Una scelta legale, certo, ma eticamente discutibile, soprattutto per un campione che si erge a simbolo di un paese.
Questo episodio di doping, sebbene accidentale, potrebbe essere il campanello d’allarme per un cambio di rotta. Sinner ha talento, ha il carattere e la disciplina, ma deve anche dimostrare di avere la capacità di essere un esempio sotto tutti i punti di vista.
Il prezzo della vittoria
Lo sport di oggi è fatto di sponsor, di cachet milionari e di strategie finanziarie, ma un campione non si misura solo dal suo conto in banca. Roger Federer e Rafael Nadal sono diventati icone non solo per i loro trionfi, ma per il modo in cui hanno interpretato il loro ruolo nel mondo dello sport. Sinner ha davanti a sé un bivio: continuare a vincere e costruire una carriera straordinaria, oppure diventare qualcosa di più grande, un esempio di sportività, di etica e di responsabilità. Se davvero vuole essere un modello per i giovani, non basta un rovescio potente della racchetta. Serve un rovescio altrettanto potente della medaglia.
Questa squalifica non deve essere vista solo come una punizione, ma come un’opportunità. Tre mesi senza competizioni sono un tempo prezioso per riflettere, per riorganizzarsi e per crescere. Forse è il momento giusto per rivedere il proprio team, per investire in una gestione più attenta della propria immagine e per prendere decisioni che vadano oltre il semplice profitto. Sinner ha tutto per scrivere la storia, per diventare un’icona senza macchia. Ma per farlo, deve capire che la grandezza non sta solo nei numeri, nelle vittorie e nei titoli, ma anche nelle scelte fuori dal campo.
Un campione vero non vince solo con il dritto o con il rovescio. Vince con la testa, con il cuore e, soprattutto, con l’anima.
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