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Andiamo oltre: un cuore batte, quello dell’umanità

da Elena Tasso
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In un momento di estreme difficoltà dove tutto risulta arduo, super complicato nel realizzare anche piccole cose, dove c’è instabilità politica, e una difficile situazione di salute del Papa, i virus dilagano e tra questi anche quello dell’egoismo, eppure pensiamo ‘Avanti, avanti’, ad andare oltre la soglia, a saltare il muro: un cuore batte quello dell’umanità.

Riattiviamo un fare dinamico, senza essere catastrofici, ma puntando all’orizzonte. Pensare di andare avanti dà sprint e forza, a noi e agli altri. In tutto questo possiamo fare qualcosa di costruttivo. Non restiamo bloccati. Il nostro cuore pulsa, combatte, e se facciamo qualcosa insieme, se ci uniamo le difficoltà sono meno pesanti, e possiamo saltare quel muro. Essere coesi, ci darà resilienza, coesione, forza. Se siamo uniti siamo un uno. Cosa fare per combattere gli egoismi dei tempi?

Possiamo salutare sempre e comunque chi incontriamo. Dirgli ‘Grazie’, ricordare agli altri quanto li amiamo ed apprezzare la vita, riempiamoci di gratitudine. Avere l’accortezza di tenere su il morale a qualcuno, essere attenti a chi ha bisogno di noi. E poi ascoltiamo la storia dell’altro, senza pregiudizi, con amore. Regaliamo qualcosa che abbiamo agli altri. Agiamo con amore. Siamo attenti e accorti anche in casa, puliamo bene i vari oggetti, parliamo a tavola.

Prestiamo attenzione ai genitori. Aiutiamo a superare gli ostacoli e diamo una mano quando serve per far riposare un altro. Non ci abbattiamo, andiamo oltre il pessimismo, i lamenti, lasciamo stare la tristezza per riempirci di gioia delle cose semplici della vita e sentire gioia nel cuore.

Non preoccupiamoci, digiuniamo dalla pressione del quotidiano e colmi di preghiera, di fiducia in Dio, esprimiamo compassione per gli altri. Facciamo silenzio, ascoltiamo gli altri con atteggiamenti di riconciliazione.

Il nostro quotidiano si riempirà di pace, fiducia, gioia e vita. La positività deve emergere, le preghiere devono essere innalzate. La vita va sempre difesa. Creiamo un mondo migliore, una rete di sostenibilità reciproca e cura verso l’altro. Temi questi, ispirati ai quindici concetti sulla carità espressi dal Santo Padre. Non si tratta di imprese impossibili, ma di azioni semplici. È un invito a rallentare questa vita in un mondo che va troppo in fretta, a prenderci cura degli altri con piccoli gesti di attenzione che diventano anche un cammino di crescita personale ed umana. È un invito a guardarci attorno e riscoprire la bellezza di essere comunità, è un cammino di conversione per i credenti, ma anche un impegno a vivere valori di civiltà, che appartengono a tutti, indipendentemente dalla fede. 

È condivisibile pensare che la gioia non è solo un’emozione passeggera, ma una scelta di vita, quella di affrontare le giornate con uno spirito positivo e con profondo senso di gratitudine. È recuperare quella leggerezza del cuore che ci fa andare oltre il nostro orgoglio, le offese ricevute, l’invidia, assaporando la bellezza di sentirci liberi da tutto ciò che ci lega alla terra. Oltre al sorridere anche il ringraziare è un’abitudine semplice ma potente, capace di cambiare il nostro modo di vivere la quotidianità. La gratitudine è fondamentale per stare bene.

Studi scientifici confermano che praticare la gratitudine migliora il benessere psicologico, riduce lo stress e rafforza i legami sociali. Siamo grati agli affetti che abbiamo, a cui è bene dedicare tempo, energie e attenzioni; fare di questi affetti soggetti per atti di gentilezza o per dire “Ti voglio bene” ha il potere di rafforzare le connessioni che col tempo rischiano di perdersi. In questo momento, in cui la frase “Non ho tempo” regna sovrana, ha valore il fermarsi per il tempo di un saluto, essere gentili, alzare lo sguardo verso l’altra persona, mostrare rispetto nella volontà di creare un legame. Questa dedizione a coltivare il rapporto con gli altri si accresce con altre semplici azioni, come ascoltare l’altra persona senza formulare giudizi, con empatia, con coinvolgimento, quello stesso che può sfociare in gesti di conforto e di carità emotiva.

Condivisione come rimedio all’imperante egoismo è riuscire a godere del successo degli altri, riconoscerne il talento senza invidia e gelosie. Ma anche riuscire a correggere gli altri con amore e non evitare ciò per timore. Avere l’onestà di poter intervenire per migliorare situazioni. La capacità di ognuno di sentirsi partecipi del progetto dell’altro risiede nella onesta percezione di individuare errori e nella prontezza di suggerire la giusta azione, o intenzione, senza che ciò diventi punitivo. Correggere con amore significa dare possibilità di affrontare situazioni senza sentirsi inadeguati.

Le azioni condivise danno forza e spessore alle idee, rendono efficace e dinamico il cammino, attivando un senso di appartenenza che fa del gruppo un vero e proprio elemento funzionale. L’aiuto, la condivisione, la certezza di poter intervenire dove altri cedono per debolezza, per stanchezza o per sfiducia, restituiscono vigore e le azioni improvvise, dettate dal cuore, sono segni di una bella umanità.

L’aiuto diventa abitudine di vita. Cosa è carità se non l’aiuto disinteressato e vigile? Dare e darsi senza schemi o interessi aiuta a trovare la voce più intima di sé e, molto probabilmente, la parte migliore. I piccoli gesti valgono quanto i grandi silenzi di chi ancora fa fatica a chiedere. La capacità che tutti abbiamo di guardare dentro gli altri ci suggerisce che la grandezza divina si perpetua in ciò che è eco della Sua voce: le buone azioni.


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