“Il buon pastore ha l’odore delle sue pecore.”
— Papa Francesco
Nel silenzio carico di attesa di Piazza San Pietro, quando si è affacciato alla Loggia centrale della Basilica vaticana, è apparso un uomo semplice, sereno, profondamente umano. Il nuovo Papa ha scelto il nome di Leone XIV, un titolo che evoca forza spirituale, discernimento e il coraggio del pastore che non fugge davanti al lupo, ma si espone per il suo gregge.
Il suo volto, segnato dal sole e dal tempo, racconta una storia di missione, di ascolto e di fedeltà al Vangelo tra i più poveri del mondo. Le sue prime parole — pronunciate in italiano e spagnolo, le lingue che più hanno accompagnato il suo cammino — hanno subito colpito per sobrietà e profondità: un saluto fraterno, una preghiera condivisa, e un appello alla carità “che non si annuncia, ma si fa”.
Leone dal cuore missionario
Nato a Chicago, cresciuto spiritualmente nell’Ordine di Sant’Agostino, Leone XIV ha trascorso gran parte della sua vita sacerdotale in Perù, terra di forti contrasti sociali e di profonda fede popolare. Lì ha incontrato i volti concreti della povertà, ma anche la bellezza di una Chiesa viva, capace di celebrare, cantare, resistere.
Il Perù è anche la patria di Gustavo Gutiérrez, il padre della teologia della liberazione, che ha dato voce alla speranza dei poveri nella loro lotta per la giustizia. Ma Leone XIV, senza rinnegarne lo spirito, preferisce parlare di teologia della carità. Nelle sue parole, più volte ripetute nei suoi scritti e nei discorsi da vescovo, la carità è “più profonda della denuncia e più duratura dell’ideologia: è il nome di Dio vissuto nel quotidiano”.
Il significato del nome scelto
La scelta del nome Leone richiama san Leone Magno, uno dei grandi Padri della Chiesa e protagonista della difesa dell’ortodossia e della pace in tempi turbolenti. Fu lui a sostenere la dignità dell’uomo nel mistero dell’Incarnazione e a fermare Attila con la sola forza della parola. Ma in Leone XIV non c’è alcuna nostalgia di grandezza storica: c’è piuttosto l’eco di una forza mite, di un’autorità che nasce dal servizio e non dal dominio.
Il leone è anche simbolo evangelico di vigilanza e coraggio: colui che veglia sul gregge, che non teme la notte, che lotta non per sé, ma per gli altri. In questo segno si racchiude la visione di un papato meno centralizzato, più pastorale, più attento al volto concreto delle persone che alla rigidità delle strutture.
Spiritualità agostiniana e stile sinodale
Formatosi alla scuola di Sant’Agostino, il nuovo Pontefice porta con sé una teologia del cuore, della ricerca della verità nell’amore, dell’interiorità che si apre alla comunione. Agostino insegna che “non si entra nella verità se non attraverso la carità”: e questa sarà, con ogni probabilità, la chiave spirituale del nuovo pontificato.
La vita comunitaria, la liturgia vissuta come centro dell’esistenza, il cammino condiviso nel dialogo sono tutti elementi che emergono nella sua impostazione sinodale. Non un Papa solista, ma un pastore tra i pastori, che ascolta, discerne e cammina con il popolo di Dio.
Le sfide del nuovo pontificato
Leone XIV si trova dinanzi a un mondo lacerato da guerre, diseguaglianze, crisi ambientali e culturali. La Chiesa, da parte sua, è attraversata da tensioni tra visioni diverse, da ferite aperte, da un bisogno urgente di riforma.
Tra le sfide più urgenti:
- Riannodare l’unità della Chiesa, superando le divisioni tra conservatori e progressisti con uno stile paterno e profetico.
- Riformare la Curia romana, rendendola più snella, meno autoreferenziale, più orientata alla missione.
- Rilanciare la fede in un’Europa secolarizzata, non con il timore del declino, ma con la fiducia che la verità ha la forza di farsi ascoltare anche nel silenzio.
- Valorizzare le Chiese del Sud globale, lasciando spazio a nuove forme di spiritualità, ministerialità e partecipazione.
- Aprire con coraggio cammini per i giovani e per le donne, affinché non siano ai margini, ma protagonisti nella costruzione di una Chiesa più evangelica.
- Essere voce profetica sul piano globale, là dove la dignità umana viene calpestata, dove il creato è ferito, dove il potere schiaccia la giustizia.
- Una Chiesa che ricomincia dal Vangelo
Leone XIV non viene da una carriera curiale, ma da villaggi senza nome e cattedrali di fango. Non ha il volto dell’autorità mondana, ma quello del padre che sa ascoltare, che non teme il dubbio, che ha imparato a chiamare Dio con i nomi della sofferenza e della speranza.
Il suo pontificato si apre sotto il segno della carità, non come sentimento vago, ma come stile di vita: carità che si fa giustizia, che si traduce in gesti, che tocca la carne delle persone.
Come Agostino, anche lui sembra dire al mondo: “Ama, e fa’ ciò che vuoi”. Perché solo l’amore, quando è autentico, sa generare verità, giustizia, pace.
Nel volto di questo nuovo pastore, molti hanno già riconosciuto un Vangelo vivente: non proclamato da un balcone, ma sussurrato camminando accanto.
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