Home » La parola che offende

La parola che offende

da Dante Fasciolo
0 commento

Absit iniuria verbis: Non ci sia offesa nelle parole, sentenzia Livio, e possiamo ben immaginare quale significato possa aver avuto la parola per il grande autore della più imponente storia di Roma prima della nascita di Cristo. Ma se tempi lontani contemplavano abnormi contrasti tra uomini di potere e le mortificazioni transitavano dalle parole ingiuriose,  alle accuse vere o  presunte, ai tradimenti, fino alle condanne all’esilio o alla morte… oggi, giorni correnti, terzo millennio dopo Cristo, i comportamenti dell’uomo non sono cambiati.

Tutt’altro, e a voler essere equilibrati e sinceri, l’ampia serie delle offese che gli uomini si scambiano nella disputa quotidiana per il potere nel campo della politica, dell’economia,  della  cultura sovrastano di gran lunga gli scontri del passato. È vero, è stato abolito – quasi ovunque – il diritto di uccidere il nemico… ma l’eliminazione fisica rischia di essere meno dolorosa, meno vessatoria, meno infamante, rispetto all’offesa al nome, al decoro, all’onore altrui esercitate con ingiuria verso qualcuno che si ritiene “nemico” della vita e del pensiero proprio.


Quanto possiamo ancora andare avanti?

Alla luce dei comportamenti che ogni giorno si rincorrono nei discorsi, nei confronti tra singoli e gruppi, nelle cronache ampliate a dismisura dai giornali, dalle reti radio, dalle reti televisive, dai più svariati mezzi di comunicazione web e reti telematiche internet… la domanda che attanaglia la mente di quanti intendono vivere consapevolmente il nostro tempo non può non essere: con quale linguaggio ci approcciamo ad ascoltare la parola dei nostri simili? Possiamo ancora sopportare a lungo il turpiloquio che ha invaso le scuole, le famiglie, la vita sociale, il confronto tra uomini di responsabilità civile e politica… riusciremo a risalire la china in cui siamo scivolati unitamente ai suoni stridenti che mortificano la morale individuale e la pubblica decenza?

A sentire sociologi, filosofi, uomini di pensiero siamo in un “Girone Infernale” ventoso, dove le offese, le mortificazioni corrono e si espandono sfuggendo al controllo e ognuno ne è investito.

Difficile fermare il vento, difficile vincere una guerra contro chi si è schierato dalla parte  della scorrettezza, dell’inconvenienza, dell’immoralità, dell’impudicizia, della scostumatezza… E maldestri tentativi di rimedio, finiscono per peggiorare l’insostenibile atmosfera. Si ricorre anche, con sottile sofismo, ad anteporre ad ogni attacco, la frase giustificatrice “Sia detto senza offesa” o “sia detto senza offendere nessuno” frasi che già di per sé coprono un’intenzione tutt’altro che amichevole o pacifica: quasi a voler anticipare delle scuse per la durezza delle parole che seguiranno.

A voler essere guardinghi e poco disposti ad accogliere franchezza e verità, diventa obbligatorio dare lettura delle parole che saranno di fatto pronunciate e ricercarne con determinata e sincera onestà intellettuale il vero portato comprese le tante sfumature che accompagnano ogni dire, varianti tipiche di chi si accinge a pronunciare il proprio pensiero e chi ascolta e che deve rapportare la  parola esplicitata con il proprio sentire umano.


In collaborazione con papale-papale.it

Leggi anche:

You may also like

Lascia un commento

penslogo_bianco

Pensiero è la voce on line del primo settimanale di WhatsApp, curato dall’Accademia Italiana di Marketing e Comunicazione, diretta da Daniele Venturi.

 

Pensiero è un progetto di neuro marketing dove si raccontano storie di bellezza straordinaria, tradizione, mente e futuro.

Editors' Picks

DV.Comunicazione – Technology Media Company – All Right Reserved. Designed and Developed by Dv.Comunicazione