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Viaggiare nel tempo? Forse si può!

DALLA RELATIVITÀ DI EINSTEIN ALLA MECCANICA QUANTISTICA

da Alessandro Ginotta
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Hai mai immaginato di poter viaggiare nel tempo? Non solo osservando, ma diventando il protagonista che attraversa le epoche, rivivendo momenti indimenticabili o cambiandone il corso? È un pensiero affascinante, non è vero? E se fosse davvero possibile? Se un giorno la scienza riuscisse ad aprire le porte dell’eternità?

Il concetto di viaggio nel tempo ha sempre affascinato l’umanità. Dai miti antichi ai romanzi di fantascienza, abbiamo cercato di sfidare il flusso inesorabile dei secondi. Nel 1895, H.G. Wells ha aperto una finestra su un futuro impensabile con uno dei più straordinari racconti di fantascienza: “La Macchina del Tempo”. Il romanzo introduce un’idea rivoluzionaria: il tempo non è un fiume inarrestabile, ma una dimensione, come la lunghezza, larghezza e altezza. E se possiamo muoverci nello spazio, perché non nel tempo?

Questa storia ha ispirato il cinema, come nel film del 2002 “The Time Machine“, che rielabora il racconto con una chiave più emotiva e spettacolare, mantenendo il fascino della domanda originaria: è possibile viaggiare nel tempo?


Dalla relatività di Einstein all’entanglement quantistico

Se Wells fu un visionario, la scienza non tardò a seguirne le orme. Nel 1905, Albert Einstein sconvolse il mondo con la sua teoria della relatività ristretta, dimostrando che lo spazio e il tempo non sono entità fisse, ma si modellano in base alla velocità dell’osservatore. La relatività ha aperto la strada a fenomeni sorprendenti, come il paradosso dei gemelli. Immagina due fratelli, uno dei quali parte per un viaggio nello spazio a velocità prossima a quella della luce. Al ritorno, scopre che il gemello rimasto sulla Terra è invecchiato molto più di lui. Era la conferma che il tempo non scorre uguale per tutti, ma può dilatarsi o contrarsi.

Poco dopo, il matematico Hermann Minkowski rafforzò questa idea, descrivendo l’universo come un intreccio indissolubile di spazio e tempo: il continuum spaziotemporale. La svolta definitiva arrivò nel 1915, quando Einstein formulò la relatività generale, mostrando che la gravità non è una forza nel senso classico, ma una deformazione dello spaziotempo stesso.

E se la velocità modifica il tempo, anche la gravità può farlo. Avvicinandoci ad un buco nero, il tempo si allunga drammaticamente rispetto a chi osserva da lontano. Un effetto che il cinema ha sfruttato magistralmente in Interstellar (2014), dove il protagonista scopre che, mentre per lui sono trascorse poche ore vicino ad un corpo celeste massiccio, sulla Terra sono passati decenni.


Esperimenti quantistici: fotoni che sfidano la causalità

Ma non si tratta solo di fantascienza. Sapevi che un oggetto che utilizzi tutti i giorni in realtà prevede un viaggio nel tempo? Ce lo rivela il professor Seth Lloyd, docente di meccanica quantistica al MIT di Boston, che osserva che i satelliti che compongono il sistema GPS, hanno degli orologi integrati che camminano più veloci di ben 38 millisecondi al giorno rispetto ad un orologio fermo sulla terra. Questo fenomeno altro non è che una diretta conseguenza della teoria della relatività di Einstein.

La relatività, però, ci permette solo di viaggiare in avanti. Per tornare indietro, dobbiamo spingere la nostra comprensione ancora oltre. Ed è qui che entra in gioco la fisica quantistica. I ricercatori dell’Università di Cambridge hanno compiuto un passo audace: attraverso l’entanglement quantistico – il fenomeno per cui due particelle rimangono connesse istantaneamente, anche a distanza – hanno dimostrato che è possibile modificare eventi passati a livello subatomico.

E non è tutto. Un team di scienziati coordinato da Aephraim Steinberg, docente presso il dipartimento di fisica dell’Università di Toronto (Canada), ha osservato fotoni comportarsi in modi che sfidano il senso comune. Attraversando un oggetto di rubidio raffreddato a temperature prossime allo zero assoluto, alcuni fotoni sembravano uscire dal materiale prima ancora di essere entrati. Una sorta di “tempo negativo” registrato nei dati di laboratorio. Il segnale di emissione è arrivato prima di quanto previsto, suggerendo che qualcosa a livello quantistico stesse giocando con la nostra concezione del tempo.

Howard Wiseman, fisico della Griffith University (Australia), ha lavorato con il team canadese per spiegare il fenomeno, giungendo alla conclusione che l’interazione tra i fotoni e gli atomi può generare effetti che sembrano violare la linearità temporale. Se da un lato questi esperimenti non significano che possiamo costruire una macchina del tempo nel senso classico, dall’altro dimostrano che la realtà quantistica è molto più fluida di quanto siamo abituati a pensare.


Il tempo come dono: tra scienza e filosofia

Dove ci porterà il futuro? Il viaggio nel tempo rimane una sfida aperta, sospesa tra il fascino della fantascienza e le scoperte della fisica. Se la relatività ci permette di viaggiare nel futuro e la meccanica quantistica suggerisce possibilità inedite nel passato, siamo forse solo all’inizio di una rivoluzione nella nostra comprensione del tempo. La macchina del tempo di Wells era un sogno, una fantasia di fine Ottocento.

Oggi, gli scienziati iniziano a intravedere strade che potrebbero condurci verso qualcosa di simile. Se il tempo negativo esiste in qualche forma, quale sarebbe l’impatto sulla nostra comprensione della causalità? La riflessione su questi argomenti potrebbe sviluppare un nuovo campo di studio che integra fisica, filosofia, psicologia e fede, portando ad una comprensione più approfondita della realtà. E potremmo scoprire che il tempo non è un nemico da combattere, ma un dono da accogliere. Forse, più che viaggiare nel tempo, il vero segreto è imparare a viverlo pienamente. Perché ogni attimo, anche il più piccolo, racchiude l’eternità.


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