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Confine immaginario

IL PENSIERO DI WHATSAPP CAMMINA INSIEME A TE

da Redazione
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Pensa che bellezza se i confini ed i limiti fossero solo immaginari. Se ogni barriera costruita per dividere potesse dissolversi come nebbia al sole. Se il mondo smettesse di erigere muri e iniziasse a costruire ponti. Non parliamo solo di confini geografici, ma di quelli invisibili, mentali, digitali, emotivi. Nel clima rigido di questi giorni invernali, mentre il tempo sembra sospeso tra l’attesa e la speranza, ci troviamo a riflettere su cosa significa essere davvero con ‘due zampe nella vita’. Perché essere qui non è solo una questione di corpo, ma di intenzione, di attenzione, di memoria. Abbiamo preparato un altro numero ‘serio’ del Pensiero Settimanale, e vi anticipiamo alcuni argomenti che dobbiamo definire proprio ‘presenti’.


Le condizioni del Papa

Iniziamo oggi da Papa Francesco, ricoverato al Gemelli, è assente da Piazza San Pietro. Eppure, il suo pensiero non si è fermato, la sua voce continua a viaggiare, a farsi ascoltare, a essere guida. Oggi, Francesco ci ricorda che un pensiero è più forte di un corpo, e una missione più grande di un ostacolo momentaneo.

Un altro esempio: in Giappone, ogni anno migliaia di persone scelgono di dissolversi nel nulla, di sparire, di annullare la propria identità. Si chiamano johatsu, “evaporati”. Lasciano case, famiglie, lavori, e decidono di diventare fantasmi in carne e ossa, vivendo ai margini della società, senza lasciare traccia. Ma è davvero possibile svanire completamente? Possiamo illuderci di diventare invisibili, ma le tracce che lasciamo restano. Anche la stessa tecnologia sta cambiando il modo in cui concepiamo questi invisibili confini di memoria e assenza.


Quando l’intelligenza artificiale simula la presenza

L’intelligenza artificiale sta creando archivi di coscienze, replicando voci, simulando conversazioni. Se oggi perdiamo una persona cara, potremmo un giorno continuare a parlarci attraverso un algoritmo.

Le AI generative, i chatbot memoriali, i griefbot stanno trasformando il lutto in un’esperienza digitale interattiva. Ma possiamo davvero chiamare presenza un simulacro, un’imitazione di ciò che è stato? Forse, il vero rischio è l’illusione di poter sostituire il calore umano con una macchina, lo sguardo con una registrazione, la voce con un algoritmo.

E se non bastassero queste parole per riflettere, soffermiamoci anche sull’aspetto legislativo: in Toscana è stata approvata una legge sul ‘fine vita‘. Se ne parla troppo poco, anche perché la nazione intera è stata travolta per una settimana intera da Sanremo. Secondo voi, è tutto normale? Se ogni confine fosse immaginario, torneremmo a fidarci, torneremmo a credere, torneremmo a guardare il mondo con occhi limpidi, senza il filtro del sospetto, della paura, della diffidenza. E allora la domanda diventa: cosa ci separa davvero? Un’assenza fisica? Un confine tracciato su una mappa? Un’identità digitale che si smaterializza? Oppure, semplicemente, la nostra incapacità di riconoscere che siamo tutti connessi, anche oltre i confini visibili?

Il nostro Pensiero cammina insieme a te, perché le idee non conoscono muri, non si fermano davanti a un confine, non accettano il limite come destino. Siamo qui, con te, per costruire ponti dove il mondo vede solo distanze. Perché, in fondo, l’assenza è solo un’illusione. Ci sei, siamo qui, e questo è tutto ciò che conta. Buona lettura!


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Presente assenza

Caro Lettore, cara Lettrice,

siamo di nuovo insieme. E sai perché? Perché esistiamo, e viviamo intensamente ogni istante. Perché amiamo la vita, la bellezza, il pensiero che scorre tra le nostre menti e le parole che lo catturano. Perché in un mondo che accelera, che dissolve tutto nell’istante, ci fermiamo a riflettere, a dare peso ai dettagli, a lasciare un segno. Siamo presenti, qui e ora. Ma quanto di ciò che chiamiamo “presenza” è davvero reale?


La memoria digitale può sostituire la realtà?

Viviamo immersi in una realtà che esiste tra due dimensioni: il fisico e il digitale, il concreto e l’evanescente, l’essere e il non essere. Mandiamo messaggi, scriviamo parole, lasciamo tracce della nostra voce nei messaggi, nelle foto, nei ricordi digitali. Ma cosa resta di noi, quando non siamo più presenti? Il nostro tempo è un paradosso: siamo connessi come mai prima d’ora, eppure ci sentiamo terribilmente soli. Scorriamo vite, leggiamo storie, ci parliamo attraverso gli schermi. Ma poi? Dove finiscono le parole che non vengono lette? Dove vanno le voci che nessuno ascolta più? Attraversiamo l’era dell’assenza che si finge presenza.

Ti è mai capitato di riascoltare un messaggio vocale di qualcuno che non c’è più? Di leggere una vecchia conversazione e sentirne ancora il calore? Di cercare una voce, un volto, in quel flusso infinito di dati che chiamiamo memoria digitale? Quanto della nostra vita è già un’assenza che si prolunga nel tempo? C’è qualcosa di struggente in questo modo di esistere. Siamo qui, eppure siamo già altrove. Abitiamo corpi fisici, ma ci dissolviamo negli archivi delle chat, nelle memorie dei dispositivi, nei server che conservano il nostro passato.


Oltre le tracce digitali

Mi appresto ad accompagnarti in un numero particolare del Tuo Pensiero, un numero profondo come mai prima, anche perché gli argomenti che trattiamo richiedono tutta la cura e l’attenzione che proviamo a mettere, sempre con la delicatezza della mente. Il rischio più grande della nostra epoca non è l’oblio, ma la falsa presenza. Essere fisicamente in un luogo, ma mentalmente altrove. Avere relazioni virtuali senza mai toccare una mano. Costruire vite sociali digitali mentre si trascura la vita reale.

Ma cosa resta di te quando non sei più presente?

Puoi scegliere di esserci, di vivere davvero e non solo di lasciare tracce. Puoi decidere di guardare negli occhi qualcuno anziché limitarti a scrivergli un messaggio. Puoi ascoltare il suono di una risata, invece di rivedere un vecchio video su uno schermo. Puoi vivere il presente, invece di rimpiangere il passato o temere il futuro. Non siamo qui solo per riempire uno spazio, per essere un contenuto in più nella tua giornata. Siamo qui per illuminare un’assenza, per darti un pensiero vivo, per offrirti parole che restano. E allora, mentre scorri queste righe, mentre il mondo digitale ti circonda e la vita scorre veloce, fermati un istante. Prenditi un momento per essere veramente presente. Perché solo chi sceglie di esserci davvero, lascia un segno che dura.

Una delle peggiori manie della nostra epoca è che tutto viene archiviato, registrato, conservato. Ma la verità è che non siamo le nostre chat, i nostri post, i nostri video. Siamo la carne e il sangue, siamo il respiro e il battito, siamo il calore delle parole dette guardandoci negli occhi, i baci non dati e le carezze strappate ad una mano che trema. Pensa a quante volte hai vissuto un’esperienza pensando a come raccontarla, anziché viverla fino in fondo: io voglio fare qualcosa di diverso. Voglio esserci, davvero. Voglio essere presenza nel tuo tempo, pensiero che ti accompagna, voce che ti provoca e ti stimola. Al bene, ed alla bellezza!


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