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Poetry Slam: l’intima voce della nuova movida

CHE POTERE HA L'ASCOLTO

da Sabina Aversa
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poetry slam

Chi l’ha detto che i giovani non hanno interessi? Chi l’ha detto che non fanno altro che dedicarsi ad attività oziose senza alcun fine?

Questi giovani stanno solo al cellulare, non alzano lo sguardo neanche se parli  con loro, mah! Idee generalizzate su una fascia d’età multisensoriale che, di certo, non è bene appiattire con una definizione “tipo”.

Io adoro i giovani, adoro la loro capacità di minimizzare problemi o di ingigantire disguidi, di tuffarsi in emozioni senza salvagente, di sfruttare il “tutto è possibile”, il meraviglioso sogno che a vent’anni ti è concesso vivere.

Sono miniere di idee, di pensieri questi giovani mal considerati da una società che come diceva il buon De André “dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”.

Ciò che gli occhi raccontano

Certo, non generalizziamo neanche in positivo, c’è chi vive la giovinezza con la freschezza di un evento primaverile, e chi si contorce su problemi irrisolti, quelli che leggo negli occhi dei ragazzi che seguo nelle sessioni di coaching, quegli occhi che si raccontano e che si ravvivano dinanzi ad un ascolto empatico, non giudicante.

Che potere ha l’ascolto! Essere ascoltati, mentre si parla di sé, delle proprie emozioni, delle sensazioni più dense e intime.

Forse da una esigenza simile, voglio crederlo, nasce una nuova moda che sta dilagando in tutto il mondo, accomunando voci che parlano di storie, che vogliono essere protagoniste di serate in locali, in teatri, nelle strade, nei pub.

Ciò a cui mi riferisco si chiama Poetry slam, una gara di poesia con regole ben precise: sei poeti sul palco, un pubblico acclamante o meno, una giuria di cinque persone scelte tra il pubblico che deve votare e designare il vincitore.

A disposizione dei poeti solo 3 minuti (citando una canzone dei Negramaro… 3 minuti, solo tre minuti per parlarmi di te…) per declamare le proprie poesie, pezzi unici, composizioni personali su quelli che sono i temi tipici della vita, della morte, dell’amore, o quelli più dissacranti e meno scontati.

Una esibizione vera e propria, performativa che ha il merito di avvicinare il pubblico ad un genere di nicchia. Che stia tornando di moda un divertimento più impegnato ed introspettivo?

Forse! I meno esigenti si saranno ritrovati dinanzi a trasmissioni per ascoltare gli ironici componimenti da cabaret di Maurizio Lastrico (lasciate ogni menate o voi che entrate… parodia dantesca, suo cavallo di battaglia), ma con il Poetry slam parliamo di un vero e proprio movimento letterario che vanta campionati europei, addirittura mondiali e che ha una sua storia.

La nascita di questo movimento

Nasce nel 1986 quando a Chicago Marc Smith, operaio e poeta, organizza letture di poesia ad alta voce in un jazz club; stanco di vedere facce annoiate propose una competizione di poesia, da tenersi ogni lunedì sera.

L’idea piacque e si diffuse a macchia d’olio in altre città degli Stati Uniti, tra cui New York, e in buona parte d’Europa. In Italia approda nel 2002 e non resterà un fenomeno occasionale.

Nasce la Lips (Lega italiana Poetry slam) e gli slammer (i poeti declamatori) diventano una categoria in costante aumento.

Siamo bravissimi noi italiani, popolo di poeti e navigatori, e immaginiamo quando declamiamo a vista! Siamo talmente bravi che negli ultimi tre anni i vincitori, anzi i campioni mondiali di Poetry slam incoronati nella coppa del mondo della specialità sono tre italiani: Giuliano Logos (2021), Lorenzo Maragoni (2022), Filippo Capobianco (2023). 

Giuliano è fondatore di un collettivo nato nel 2018 a Roma con cui si organizzano serate nei teatri e partirà per un tour mondiale che lo vedrà esibirsi sul palco di Chicago dove è nato il Poetry slam; Lorenzo organizza serate anche in collaborazione con l’Istituto Nazionale di Astrofisica a Roma (Palazzo delle Esposizioni) e Filippo è non solo performer, ma studente di fisica teorica.

La novità nei teatri

Chi dice che i ragazzi sono sempre annoiati? Tale vortice poetico non solo porta una ventata di novità nei teatri, di voci nuove, di tonalità inaspettate, ma vive grazie a nuovi autori che rappresentano una primavera creativa assai importante in questi tempi.

Riempire luoghi di aggregazione per i ragazzi la dice lunga su ciò che un nuovo pubblico può esigere.

Rispecchiamento emotivo, quello stesso che si vive appena venuti al mondo al primo sguardo con la propria madre, quello che si cerca sempre dinanzi a uno spettacolo della natura, quello che vorremmo da un partner distratto, quello che rende un uomo fonte di meraviglie.

Poesia come nudità dell’anima, verità di parola, onestà della mente. E se questo piace ai ragazzi, quanta bella gioventù!

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